Kater I Rades

Quando Prodi mandò la Marina a speronare i migranti di serie “B”

28 marzo 1997, una nave militare italiana sperona e affonda un barcone. Muoiono 81 migranti, 27 i dispersi

Vi siete mai chiesti il perchè la sinistra favorisce lo sbarco indiscriminato di migranti in Italia? Quale sia il motivo reale? Se non ve lo avete chiesto finora, significa che probabilmente non lo capireste anche a spiegarvelo quindi in questo articolo ci limiteremo a raccontare un’altra storia.

La sinistra che oggi combatte con forza contro il blocco navale e contro la chiusura dei porti era dello stresso avviso anche in passato? La risposta è NO!

Nel 1997, quando il premier italiano in carica era Romano Prodi e il ministro della Difesa Beniamino Andreatta, il problema non erano i migranti provenienti dalla Libia, ma quelli provenienti dall’Albania.

A quei tempi l’Albania era una nazione in preda alla guerra civile e dalla quale partirono migliaia di disperati che tentarono di raggiungere l’Italia con i soliti barconi.

Lo speronamento della Kater I Rades

Il 28 marzo di quell’anno, al largo di Brindisi, un’imbarcazione albanese Kater I Rades viene speronata e affondata dalla corvetta Sibilla della Marina militare italiana che stava tentando con forza di bloccarne il passaggio. L’Unhcr, Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, analizzando le scelte messe in atto dall’Italia nell’Adriatico, pose sotto accusa  il blocco navale deciso dal nostro Paese.

Quel giorno morirono 81 immigrati albanesi e una trentina furono i dispersi. Da quel giorno si scatenarono forti  polemiche riguardo il blocco navale.

Pochi giorni prima dello storico disastro, le navi della Marina militare avevano ricevuto l’ordine di spingersi fino ai limiti delle acque territoriali albanesi per intercettare le imbarcazioni di profughi. Dopo l’affondamento il governo Prodi e i suoi ministri vengono assaliti.

La sinistra radicale fu costretta a chiedere la rimozione del blocco navale. Luigi Manconi, all’epoca portavoce dei Verdi, fa notare a Prodi  che quel pattugliamento rappresentava di per sé un blocco navale deciso senza l’accordo del governo albanese.

Marco Pannella allora leder dei radicali, definisce la scelta del governo Prodi come una cosa del tutto “imbecille”.

Alcuni mesi dopo, l’Albania chiede l’incriminazione del governo per l’affondamento dell’imbarcazione albanese.

La sinistra in quell’occasione mise in atto il blocco navale più amorale della storia.

Conclusioni

Dopo anni di isolamento forzato e di divieto assoluto di espatrio, con ordini di aprire il fuoco al confine, al crollo del comunismo in Albania nel 1990 migliaia di albanesi iniziarono a fuggire in Italia e Grecia.

Due grandi ondate di persone raggiunsero l’Italia, prima nel marzo e poi nell’agosto 1991. La prima ondata fu innescata dalla diffusione della notizia che l’Italia stava concedendo visti d’ingresso, cosicché migliaia di persone si imbarcarono al porto di Durazzo su natanti di ogni dimensione diretti in Italia e il governo comunista albanese ancora in piedi definì tale emigrazione una “demenza nazionale”.

Albanesi arrivati in Italia

Albanesi arrivati in Italia

A quel punto, circa 20.000 albanesi avevano già raggiunto l’Italia, la maggior parte dei quali sbarcati a Brindisi. Molti giornalisti italiani descrissero la situazione come una “invasione di barbari” sul suolo italiano.
A seguito della guerra del Golfo, gli opinionisti italiani espressero preoccupazione anche per un presunto “pericolo islamico” dei migranti.

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