Africa e coronavirus cinese. Si evita o si sottovaluta?
La realtà sul coronavirus, il nuovo patogeno firmato “made in China”, ormai fa parlare molto anche in Italia. E’ noto a tutti che l’esplosione di questo virus ha innescato ogni sorta di polemica mediatica a partire dai danni economici fino ad arrivare alle ripercussioni politiche.
La psicosi è ai massimi livelli, c’è chi sta tutto il giorno a pensare come evitare l’infezione da coronavirus nel caso si espanda nelle nostre città, c’è chi partorisce le più colorite teorie del complotto riguardo le origini di 2019-nCoV, chi comincia ad alimentare una sorta di sottile razzismo verso la comunità cinese, non mancano nemmeno gli animalisti e i vegani, che hanno intasato i social pubblicando video di animali uccisi in maniera cruenta dai cinesi per scopi alimentari.
In tutto questo caos di opinioni e teorie, alcune molto razionali altre esageratamente allarmistiche vorrei pormi una domanda, perchè non si parla mai del pericolo Africa?
Voi direte … “beh in Africa al momento non è stato registrato nessun caso di infezione da coronavirus 2019-nCoV” … Come del resto anche riportato nella mappa ufficiale a questo link
Inoltre tra le notizie diffuse dall’Ansa abbiamo:
“Nessun caso di infezione da coronavirus 2019-nCoV è stato finora confermato in Africa, ma… sta aumentando l’esigenza dei controlli dai numerosi voli in arrivo dalla Cina, conseguenza della fittissima rete di relazioni commerciali, e contemporaneamente c’è una grande necessità dei kit per la diagnosi. È quanto emerge dalle dichiarazioni dei Centri africani per il controllo delle malattie (Africa Cdc) e dalle notizie riportate dalla rete della Società internazionale per le malattie infettive”.
E’ proprio questa apparente calma che mi fa pensare molto, vi spiego il perchè.
Lavoratori cinesi in Africa
In Africa ci sono oltre un milione di cinesi, i progetti finanziati dagli stessi sono circa 3000, da Nord a Sud.
I lavoratori che provengono dalla Cina in Africa sono distribuiti un pò ovunque, soprattutto in:
- Algeria
- Angola
- Nigeria
- Repubblica del Congo
- Repubblica democratica del Congo
- Etiopia
Ora ditemi un pò voi, è lecito porsi qualche domanda?
Come mai con tutto il via-vai Cina – Africa, tuttora in corso, non è stata segnalata nessuna infezione?
Cosa succederebbe se l’infezione si propagasse in un paese dove il sistema sanitario è precario? Su questo tema è uscito pure un breve articolo online della Bbc, che diceva: “La nostra più grande preoccupazione è il potenziale per il virus di diffondersi in Paesi con sistemi sanitari più deboli”, parole dichiarate dal direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Nel caso si propagasse (o si sia già propagata) ci sono i mezzi necessari per bloccarla in tempo?
E’ veramente possibile che nessuno dei molti cinesi che lavorano nel Continente Nero non abbia portato il virus in quella terra? Tra l’altro già martoriata da altri innumerevoli patogeni.
In Africa come faranno a diagnosticare il patogeno vista la scarsa presenza di kit (test) per rilevarlo?
La realtà dei fatti
Mentre in Italia si parla di tutto e di più, tranne che di parlare di Africa (sicuramente per ovvi motivi), il 7 febbraio nel più totale silenzio generale, padre Filippo Ivardi, direttore del mensile Nigrizia, all’agenzia Dire a proposito del coronavirus ha spiegato:
“L’Africa è abituata a lottare e resistere, anche se spesso in Italia e in Europa questo non si racconta o si racconta troppo poco …”
La dichiarazione di padre Ivardi potrebbe anche starci visto che l’Africa nel 2003, al tempo della Sars, un’altra epidemia nata in Cina, ne era uscita quasi indenne.
Resta però il fatto, che i legami con la Cina ci sono stati, e man mano sono diventati sempre più stretti.
Conclusioni
Gli inutili allarmisti logicamente non portano nulla, tranne che al semplice caos, ma rimanere nella più totale tranquillità a parer mio potrebbe essere anche più dannoso.
Gli elementi per preoccuparsi sono mediamente sufficienti, quello che succede in Africa al momento è poco chiaro, basti considerare che sui principali media italiani, e non solo, questo aspetto è totalmente ignorato, oppure ridotto a vaghi e fuorvianti accenni.
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