Gli esseri di Chihuahua, probabili esseri extraterrestri?
I famosi reperti che riguardano gli esseri di Chihuahua, vennero rinvenuti in Texas, in seguito una coppia ne entrò in possesso per poi consegnarli a due ricercatori Lloyd Pye e Mark Bean per alcune analisi.
I due teschi erano molto differenti l’uno dall’altro, infatti il primo era chiaramente umano, il secondo considerevolmente diverso da qualsiasi standard umano.
I reperti sono stati scoperti in una grotta in Messico, uno appartenente ad una donna amerinda, l’altro stranissimo nella forma, presumibilmente ad un bambino.
Il teschio del bambino infatti, aveva una forma completamente diversa dai normali standard umani, e vista la perfetta simmetria, per molti ciò, non poteva essere attribuibile ad una patologia ossea.
Uno degli studiosi Lloyd Pye dichiarò:
“Le anomalie fisiche non derivano da nessuna patologia nota”.
Nota: Da considerare il fatto che la considerazione che fece Pye potrebbe essere non molto attendibile in quando era un semplice scrittore statunitense.
Alcuni pensarono subito all’antica leggenda degli “Star children” o “bambini delle stelle”.
In questa località, infatti, da circa due secoli viene tramandata oralmente una leggenda che narra di strani esseri venuti dalle stelle, con lo scopo di ingravidare le donne terrestri che, dopo aver partorito, avrebbero potuto accudire i loro figli per alcuni anni, ma poi li avrebbero dovuti lasciar partire verso le stelle.
A rafforzare la tesi “extraterrestre” vi fu un secondo caso, che riguardava il ritrovamento di un altro scheletro, quasi intatto, simile a quello di “un piccolo essere”, con alcune caratteristiche anatomiche fuori dal comune.
Caratteristiche e storia dei reperti
I due crani rappresenterebbero tutto ciò che resta di due scheletri interi, dissotterrati circa 80 anni fa in una grotta sita a sud di Chihuahua, in Messico.
A quanto pare furono salvati da una tempesta da una ragazza del luogo, che li tenne con sé fino alla morte.
In seguito passarono nelle mani di una coppia americana che, dopo qualche anno, li diede ad un’altra coppia di americani, che sono gli attuali proprietari.
Questi ultimi contattarono il ricercatore Lloyd Pye durante un seminario da lui tenuto in Texas.
Le analisi
Pye dopo aver analizzato i due teschi sottolineò che uno di essi apparteneva ad un adulto normale, probabilmente una femmina amerinda morta approssimativamente all’età di 30 anni.
Il cranio anomalo invece sembrava essere quello di un individuo giovanissimo, sui cinque anni.
Nel cranio anomalo, erano assenti la mascella inferiore e parte di quella superiore, per il resto era completamente intatto.
Le sue caratteristiche, straordinarie, erano dovute al fatto che non esisteva nessun seno paranasale, infatti Pye fa notare che tutti i mammiferi possiedono seni paranasali.
Nota: tuttavia al ricercatore gli fu riferito da uno specialista che in rarissimi casi di patologia umana, i seni paranasali possono mancare.
Le cavità orbitali sono molto insolite e risultano estremamente piatte rispetto ai normali standard, infatti nel cranio i canali del nervo ottico sono deviati in basso ed in dentro in modo da rendere molto inverosimile la mobilità del normale bulbo oculare.
Con questa conformazione il rilevamento visuale si baserebbe più sul movimento della testa che su quello dell’occhio. Anche la stessa forma del cranio è fortemente anomala.
L’area parietale sporge da entrambi i lati delle orbite senza alcuna traccia di tempie normali, ma il retro del cranio è davvero strano, essendo ingrandito e drasticamente appiattito.
Un esperto attribuì questa deformità ad una possibile combinazione di una patologia e/o la fasciatura della testa in età infantile, pratica comune in molte culture primitive.
Il cranio mostra una forte simmetria bilaterale, mentre la maggior parte dei crani deformati da patologie sono caratterizzate da asimmetrie ben distinte.
Il buco alla base del cranio dove confluisce il midollo spinale è spostato chiaramente in avanti in modo che la testa, fortemente distorta, possa trovare il suo centro di equilibrio sul collo.
Le analisi finali sullo StarChild
l teschio fu sottoposto nel 2000 alla datazione con il carbonio-14, grazie al quale fu stabilita l’età di circa 900 anni.
Fu inoltre sottoposto ad analisi a raggi X, al microscopio atomico e TAC.
Le analisi chimiche confermarono che il teschio è composto principalmente da idrossiapatite di calcio, cioè il materiale del quale è composto un normale cranio umano.
In base alle analisi effettuate sulla mascella destra superiore, pare che il cranio fosse appartenuto a un bambino di età compresa tra i 4 e i 5 anni.
Tuttavia il volume cerebrale ammonta a 1600 cm³, ovvero a 200 cm³ in più rispetto alla media di un cervello umano adulto e 400 cm³ in più di un adulto con un cranio della stessa grandezza.
Secondo Steven Novella, il bambino soffriva di idrocefalo non curato.
Adelina Chow, avvalendosi del parere di medici specializzati, ha concluso che Starchild soffriva di vari difetti umani congeniti che avevano causato una pronunciata brachicefalia e un’anomalia della sutura frontale.
Sul cranio fu eseguita un’analisi del DNA al BOLD di Vancouver nel 1999. Tale esame mostrò la presenza di cromosomi X e Y, confermando quindi che Starchild era un bambino di sesso maschile.
Un successivo esame del DNA mitocondriale eseguito nel 2003, l’anno della scoperta della mappatura completa del genoma umano ai laboratori della Trace Genetics indicò che Starchild e il cranio della donna ritrovata accanto a lui nella miniera messicana appartenevano a diversi aplogruppi amerindi e quindi la donna non poteva esserne la madre.
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