Covid, secondo uno scienziato tedesco il virus è nato da errore in laboratorio a Wuhan
Secondo uno scienziato tedesco il virus del COVID è nato da un errore in laboratorio a Wuhan, circa 600 gli indizi che fanno pensare a ciò.
Il virus proviene da un laboratorio di Wuhan, questa è la dichiarazione di uno scienziato tedesco, Roland Wiesendanger, che tra l’altro ha detto di avere le prove in una lunga intervista concessa alla Bild:
“Gli indizi forniti dallo stesso virus, oltre che da numerose pubblicazioni, comparse su riviste scientifiche come sui social media, dimostrano che il virus sia stato un incidente di laboratorio”.
La pandemia causata dal nuovo coronavirus COVID-19 è esplosa ha causa di un errore nel laboratorio di Wuhan, in Cina.
JUST IN – "Corona came from a laboratory in #Wuhan," says Prof. Dr. Dr. h.c. Prof. h.c. Roland Wiesendanger, renowned physicist and Nanoscientist at the University of Hamburg. He and his team compiled 600 facts in a new study (BILD)https://t.co/C5Al2JGerc pic.twitter.com/ELeivNaidc
— Disclose.tv 🚨 (@disclosetv) February 18, 2021
Secondo l’OMS la teoria non è convincente
Lo scienziato dell’università Amburgo, è un membro del prestigioso istituto della Leopoldina, che ha raccolto 600 indizi al riguardo.
Della sua ricerca ha parlato la Bild on line, che lo ha intervistato, dando voce anche ad un’altro virologo Bernhard Fleckenstein, dell’università di Erlangen, che richiama le ispezioni dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), secondo cui è quasi certa dell’origine naturale del virus e dice che lo studioso non può mostrare alcuna concreta sequenza, da ciò si deduce che la sua teoria non è affatto convincente.
Roland Wiesendanger esperto di nanoscienze, spiega di aver pubblicato uno studio fondato su almeno 60 indizi, ma di averne raccolti almeno 600.
Sia la quantità che la qualità di questi indizi, sempre secondo lo stesso studioso fanno ritenere che il virus Sars-CoV-2 venga da un laboratorio in quanto a differenza di altri coronavirus noti questo è in grado di agganciare le cellule recettive dell’uomo e introdursi come non era stato ancora possibile a nessun coronavirus.
Inoltre la teoria del pipistrello non sarebbe fondata scientificamente:
“Finora non è stato trovato alcun animale di passaggio che giustificherebbe la trasmissione all’uomo”.
La mutazione nella proteina spike
La mutazione D614G nella proteina spike di SARS-CoV-2, oggi estremamente diffusa, rende il virus fino a 8 volte più infettivo nelle cellule umane rispetto al virus iniziale.
La conferma della tesi già supportata da altri studi, che la variante D614G sia più contagiosa, arriva da una ricerca pubblicata sulla rivista eLife e condotta dai ricercatori della New York University, del New York Genome Center e del Monte Sinai.
Molto probabilmente questo tipo di mutazione è nata all’inizio del 2020 ed è ora la forma più prevalente di Sars-Cov-2 in molti paesi in tutto il mondo.
I ricercatori hanno anche scoperto che la mutazione della proteina spike rendeva il virus più resistente all’essere diviso da altre proteine. Ciò fornisce un possibile meccanismo per la maggiore capacità della variante di infettare le cellule.
Come dichiarato da Zharko Daniloski, ricercatore post-dottorato alla NYU e al New York Genome Center la variante D614G infetta le cellule umane in modo molto più efficiente rispetto al tipo selvatico.
Già in passato altri scienziati hanno ipotizzato la possibile origine artificiale del virus.
La virologa cinese Li-Meng Yan insiste, il nuovo virus Sars Cov 2 è artificiale
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