La leggenda del monastero maledetto di Sicignano degli Alburni

In provincia di Salerno fra la valle del Tanagro e le grotte dei monti Alburni, è situata Sicignano degli Alburni dove si trova un leggendario monastero maledetto abbandonato, che ha una storia particolarmente macabra.

monastero maledetto
Il monastero di Sicignano degli Alburni – Img. Wikimedia

Il monastero di Sicignano degli Albumi

Il monastero di Sicignano degli Albumi venne costruito all’inizio del XVII secolo, si dice che fu Dio stesso a scegliere il luogo dove esso doveva sorgere. Ma circa un secolo dopo, secondo la leggenda, un’entità maligna calò sull’edificio, si narra della presenza dello spettro di un monaco che, trecento anni fa, strinse un patto con il diavolo in persona.

La storia del vagabondo

Il monastero di Sicignano degli Alburni era abitato da monaci benedettini (1720), molto amati dagli abitanti della città in quanto una delle regole principali di questo ordine prevedeva carità e aiuto a chiunque si trovasse in difficoltà.

Un giorno come tutti gli altri, a Sicignano giunse Giovanni, un giovane vagabondo, visivamente molto stanco e denutrito. Giovanni non aveva mai avuto una famiglia, il suo volto era molto triste ma nonostante ciò era molto umile e gentile, ragion per cui le autorità e gli abitanti del paese scelsero di tollerare la sua presenza, anche quando chiedeva l’elemosina negli angoli della strada.

Nessuno degli abitanti volle mai ospitarlo, il giovane era abituato alla solitudine, e dunque non si curava dell’indifferenza dei cittadini. Tuttavia, con il passare delle settimane la situazione cominciò a peggiorare, specialmente quando arrivò l’inverno che portò con sé freddo, pioggia e neve.

Spesso e volentieri Giovanni trascorreva interi giorni senza mangiare, cominciò a dimagrire vistosamente fino al punto di ammalarsi.

L’aiuto dei Monaci

In una notte molto fredda e piovosa, il giovane decise di percorrere la strada che conduceva al monastero, speranzoso nell’aiuto dei monaci di Sicignano.

Quella notte il monaco portinaio, svegliato dal bussare del giovane, ebbe quasi l’impressione di trovarsi di fronte a un fantasma, Giovanni era molto pallido, avvolto in un mantello logoro e bagnato, faticava a camminare e a respirare, poco dopo perse  i sensi proprio sulla soglia della porta.

Il monaco corse a svegliare il priore, il quale ordinò che il giovane venisse trasportato in una delle celle del monastero dove i monaci, cercarono di curarlo, ma le sue condizioni erano talmente gravi che il priore ordinò che gli venisse amministrata l’estrema unzione. Nonostante ciò Giovanni sopravvisse, anche dopo molti giorni di febbre.

Il giovane vagabondo ringraziò i monaci per l’ospitalità e, nonostante ancora non avesse ripreso totalmente le forze decise di andarsene, ma il priore insistette affinché restasse ancora un pò, fino a che non si fosse rimesso in forze. Gli fu assegnata una cella, gli furono dati vestiti puliti, cibo e inviti a partecipare alle funzioni religiose.

Grazie alle cure dei monaci, Giovanni guarì totalmente, recuperò la forma fisica e sparì anche il suo velo di tristezza,  nei monaci aveva trovato finalmente la famiglia che non aveva mai avuto.

Giovanni per ripagare la generosità e la gentilezza dei monaci, cominciò spontaneamente a svolgere alcuni lavori nel monastero, come quello di estirpare erbacce nell’orto, riparare oggetti e svolgere piccole commissioni. Dopo un anno Giovanni decise di prendere i voti.

Il ripensamento di Giovanni

Dopo qualche mese, il giovane monaco si rese conto di aver compiuto una scelta sbagliata, si rese conto di non avere una fede cristiana così ferrea da sopportare una vita di clausura, fatta solo di lavoro e preghiere. Ormai, però, aveva fatto la sua scelta, e non poteva tornare indietro.

Il suo umore e la sua condotta cominciarono ben presto a peggiorare, era diventato facilmente scontroso e irritabile al punto che tutti cominciarono a chiedersi il perchè di quel cambiamento.

Ma un giorno, però, accadde qualcosa di inaspettato, stranamente Giovanni sembrò tornare il giovane monaco gentile e spensierato di una volta. Giovanni era stato colpito dalla presenza di una ragazza molto bella, che raccoglieva delle erbe nei pressi delle mura del monastero.

I due riuscirono ad incontrarsi, si innamorarono perdutamente e iniziarono a vedersi di nascosto.

I monaci scoprono i due innamorati

Ben presto uno dei monaci si accorse che il giovane lasciava la sua cella di nascosto durante la notte, e quindi seguendo i suoi spostamenti riuscì a scoprire i due amanti. Tutto fu riferito al priore e la punizione per i due innamorati fu terribile.

I monaci, forse invidiosi o forse plagiati dalle superstizioni del tempo, credettero che la ragazza fosse una strega e che avesse usato la magia nera per sedurre il giovane. Il priore ordinò che venisse torturata fino a farle confessare il peccato di stregoneria, dopodiché venne arsa viva su un rogo allestito nel cortile.

Il giovane monaco era stato rinchiuso nei sotterranei del monastero, da dove poté solo udire impotente le urla della donna che amava, mentre veniva torturata per poi essere bruciata viva.

Anche dopo la morte della ragazza, il priore ordinò che Giovanni rimanesse rinchiuso nei sotterranei, affinché espiasse la sua colpa pregando e implorando il perdono del Signore.

Solo dopo un intero anno trascorso al buio e in completa solitudine, il giovane monaco poté uscire per tornare alla vita di sempre.

Ma qualcosa di sinistro si era ormai impossessato del monastero maledetto.

La storia del diavolo

Come era facile immaginare Giovanni ritornò il giovane triste di un tempo, smise d’indossare il saio come tutti i confratelli, sostituendolo con un altro completamente nero, il cui cappuccio teneva sempre calato sul capo.

Si aggirava nel più assoluto silenzio per i corridoi e le stanze del monastero, preferiva sedersi in disparte durante la messa e non rivolgeva mai la parola a nessuno.

Spesso gli altri monaci lo sentivano intrattenere delle lunghe conversazioni con se stesso, al punto che si convinsero che fosse impazzito. Da quel momento in poi cominciarono ad evitarlo, nessuno voleva rimanere da solo nella stessa stanza con lui e molti di loro avevano come l’impressione che li stesse osservando anche quando non era presente.

Ben presto, nel monastero cominciarono a manifestarsi fatti strani e molto inquietanti.

monastero maledetto
Panorama del monastero – img. Wikipedia

Le sparizioni dei monaci

Molti dei monaci che avevano partecipato alle torture e all’esecuzione dell’amante di Giovanni cominciarono a sparire nel nulla, il priore e molti dei monaci giustificarono lo strano caso con una fuga, ma tanti altri erano convinti che dietro a quelle misteriose sparizioni ci fosse Giovanni.

Non passò molto tempo che nel monastero maledetto iniziò a circolare la voce secondo la quale, mentre il giovane era rinchiuso nel sotterraneo,  avesse fatto un patto con Satana in persona, offrendogli la sua anima in cambio della vendetta per la morte della donna amata, con il tempo quella voce divenne una certezza specialmente quando alle sparizioni si aggiunsero anche misteriose e orrende morti.

Una mattina, anche il cadavere del priore fu rinvenuto nel cortile, completamente smembrato.

Ormai tutti i colpevoli erano morti, i monaci rimasti sperarono che la sete di vendetta di Giovanni si fosse placata, ma così non fu. Giovanni ormai considerato un monaco demoniaco continuò a esercitare la sua influenza sul monastero, uccidendo o facendo sparire strategicamente altri monaci fino a essere eletto, nel terrore generale, nuovo priore del monastero.

L’arresto di Giovanni

In una notte piovosa, un nobile e sua moglie, giunti a Sicignano in carrozza come tappa per il loro viaggio di nozze, decisero di raggiungere il monastero per chiedere ospitalità.

La mattina dopo, i sicignanesi videro il cavallo ancora legato alla carrozza con ancora seduto il cadavere dell’uomo, aveva il cranio completamente fracassato, la moglie invece, era scomparsa nel nulla.

Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso, infatti a causa di quell’episodio si mobilitarono le autorità cittadine, le quali chiesero al sovrano di mandare un’ispezione presso il monastero. Quando gli uomini del re arrivarono, trovarono pochi monaci sopravvissuti, che raccontarono come il nuovo priore avesse stretto un patto con il diavolo e ucciso tutti i loro confratelli.

Giovanni fu arrestato, non oppose nessuna resistenza, si lasciò condurre nel cortile, aveva uno strano sorriso sulle labbra, anche prima di essere impiccato.

La storia dello spettro

Da quel giorno il monastero venne abbandonato e solo nel 1885 l’edificio venne convertito in un collegio, più avanti nel 1926 divenne un liceo ma chiuse definitivamente nel 1973.

Tutt’oggi a Sicignano esiste una regola non scritta che consiglia di non avvicinarvisi al monastero dopo il tramonto, si dice infatti che lo spettro del monaco demoniaco si aggiri ancora fra le mura del monastero, e che appaia soprattutto nelle ore notturne pronto ancora a continuare la sua vendetta.


Oggi Sicignano degli Albumi

Sicignano degli Alburni è un comune italiano di 3 077 abitanti della provincia di Salerno in Campania.

Il territorio comunale sorge fra la valle del Tanagro ed i Monti Alburni, ed è per buona parte inserito nel parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano.

Il centro fu fondato intorno al 450 a.C. da Lucio Siccio Dentato, che quattro anni prima era stato eletto tribuno della plebe, inviato a combattere i Sabini che predavano le campagne romane.

Stando al racconto di Tito Livio nello stesso anno Siccio sarebbe stato ucciso a tradimento su iniziativa dei decemviri che ne temevano le arringhe che teneva per il ripristino dei diritti della plebe.

La prima attestazione documentaria di Sicignano risale a un atto di donazione del 1086 con il quale il conte normanno Asclettino di Sicignano, signore di Polla, donava alla badia di Cava dei Tirreni il monastero di San Pietro e la chiesa di Santa Caterina, posta nel Castrum Pollae[.

Dal 1811 al 1860 Sicignano ha fatto parte del circondario di Postiglione, appartenente al distretto di Campagna del Regno delle Due Sicilie. Dal 1860 al 1927, durante il Regno d’Italia ha fatto parte del mandamento di Postiglione, appartenente al circondario di Campagna.

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