La realtà sulla strage di Odessa del 2 maggio 2014
Nel maggio 2014, durante il conflitto tra le forze ucraine e i separatisti filo-russi nell’est dell’Ucraina, si è verificato uno dei tragici eventi noti come la tragedia di Odessa. Questo episodio è stato uno dei momenti più sconvolgenti e controversi del conflitto, suscitando profonda preoccupazione e accese discussioni sulla sua dinamica e conseguenze.
La strage di Odessa raccontata in maniera ufficiale (fuorviante)
Partiamo con il raccontare questa atroce storia con lo stile tipico del main stream Italiano, dove quello che viene tralasciato non viene fatto assolutamente per caso. Più avanti in questo articolo descriveremo quella che fu la realtà e la vera storia che riguarda la strage di Odessa.
Il 2 maggio 2014, a Odessa, una città portuale situata nel sud-ovest dell’Ucraina, si sono verificati violenti scontri tra manifestanti sostenitori dell’unità dell’Ucraina e sostenitori dell’autonomia o addirittura dell’annessione alla Russia. Le tensioni tra questi due gruppi hanno portato a scontri violenti che hanno causato morti e feriti da entrambe le parti.
La situazione è rapidamente degenerata quando il Campidoglio di Trade Unions, un edificio che fungeva da rifugio per i manifestanti pro-russi, è stato incendiato. L’incendio ha causato la morte di diverse persone intrappolate all’interno dell’edificio, mentre altre sono morte o sono state ferite in conseguenza degli scontri all’esterno.
Le versioni sui fatti divergono notevolmente: alcuni accusano i nazionalisti ucraini di aver provocato l’incendio e di aver attaccato i manifestanti pro-russi, mentre altri sostengono che i sostenitori dell’unità ucraina siano stati attaccati da provocatori filo-russi. L’incidente ha scatenato indignazione e dibattiti sulla responsabilità e sulla gestione delle autorità locali nell’affrontare la situazione.
Le indagini ufficiali e le responsabilità per l’incidente sono state oggetto di dibattito e contestazioni. Alcuni sostengono che le forze di sicurezza ucraine non abbiano agito adeguatamente per prevenire gli scontri e proteggere i civili, mentre altri criticano il coinvolgimento di gruppi paramilitari nell’escalation della violenza.
La tragedia di Odessa ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva dell’Ucraina e ha alimentato ulteriori tensioni nel paese. Le versioni contrastanti dei fatti e l’interpretazione delle responsabilità hanno contribuito a polarizzare ulteriormente un paese già diviso dalle tensioni politiche e dalle aspirazioni di autonomia delle regioni orientali.
È importante notare che le narrazioni su questi eventi possono essere influenzate da prospettive politiche diverse e che la situazione è complessa, con molte interpretazioni dei fatti. La tragedia di Odessa è un episodio doloroso che ha evidenziato la complessità e la gravità del conflitto in corso nell’est dell’Ucraina e il peso delle divisioni all’interno del paese.
La realtà sulla tragedia di Odessa
Come accennato la realtà che riguarda la strage di Odessa e ben diversa da quella raccontata per lo più in maniera fuorviante. Basti considerare che anche un articolo del 5 luglio del 2014 dell’Huffpost intitolato:
“La strage di Odessa e la stampa italiana: censura di guerra?“
proprio nelle prime righe scrive:
Il 2 maggio a Odessa, un gruppo di manifestanti filo-russi disarmati si è rifugiato nel Palazzo dei Sindacati. Una folla composta da ultrà calcistici ed estremisti di destra ha circondato il palazzo e l’ha incendiato. Trentotto persone, intrappolate all’interno, sono rimaste uccise. Eppure, per quasi un giorno intero la stampa italiana è stata incredibilmente vaga nel raccontare l’evento.
Partendo da questo presupposto cominciamo a parlare di quello che fu uno degli episodi più cruenti avvenuti in Ucraina.
Come accennato un gruppo di manifestanti filo-russi totalmente disarmati si rifugiò nel Palazzo dei Sindacati. Una folla formata in maggioranza da estremisti di destra, sostenitori del governo auto-proclamato, circondò il palazzo e con un enorme numero di bombe molotov lanciato contro il palazzo riuscì ad innescare un grave incendio.
Quel giorno morirono 38 persone, arse vive, soffocate dal fumo e alcune lanciandosi dalle finestre schiantandosi al suolo nel disperato tentativo di sfuggire alle fiamme. I pochi sopravvissuti invece furono linciati dagli ultrà filo-occidentali.
Queste fatti non sono supposizioni o ipotesi campate in aria, in quanto sono immediatamente emersi grazie a video che mostrano gli ultrà filo-occidentali assaltare e incendiare il palazzo. Questa è la realtà dei fatti, quella realtà che da molte testate italiane fu ridotta ai minimi termini. Di seguito alcuni esempi:
Sul “Corriere della Sera” si leggeva:
“Trentotto persone sono morte in un incendio scoppiato nella città ucraina di Odessa e legato ai disordini tra manifestanti filo russi e sostenitori del governo di Kiev”.
In pratica un bel articoletto fatto ad hoc come per voler camuffare non solo l’incendio doloso, ma anche di non mettere in evidenza chi fossero gli aggressori e gli aggrediti.
Il sito di “Repubblica” scriveva, invece:
“È di almeno 38 morti anche il bilancio delle vittime degli scontri tra separatisti e lealisti a Odessa, città portuale ucraina sul Mar Nero. “Uno di loro è stato colpito da un proiettile”, ha riferito una fonte all’agenzia Interfax, “mentre per quel che riguarda gli altri non si conosce la causa della loro morte”. La sede dei sindacati è stata data alle fiamme. Le persone sono morte nell’incendio. Gli scontri sono violentissimi”.
Anche qui la notizia è palesemente fuorviante e non indica nel dettaglio l’entità dei colpevoli.
Ciliegina sulla torta per “L’Unità” che, addirittura, imputò l’incendio alle vittime:
“Un numero consistente di persone ha perso la vita nell’incendio della sede dei sindacati, messa a fuoco dai separatisti filorussi …”.
La stampa italiana ha corretto il tiro solo quando in tutto il mondo cominciarono a girare le prove schiaccianti dei video e delle testimonianze, quando tutto il mondo riconobbe la matrice della strage.
Nietzsche diceva che non esistono i fatti ma solo le interpretazioni … e la stampa italiana ne fa un’arte.
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