Il Labirinto di Meride, un Mistero dell’antichità egizia
Il Labirinto di Meride (Egitto), spesso identificato con il Labirinto di Amenemhat III, è una delle strutture più enigmatiche e affascinanti dell’antichità. Descritto da numerosi storici e viaggiatori del passato, tra cui Erodoto, Strabone, Diodoro Siculo, Manetone e Plinio il Vecchio, questo complesso architettonico rappresenta un esempio straordinario della sofisticazione ingegneristica e artistica dell’antico Egitto.
Descrizioni Storiche del labirinto di Meride
Erodoto, uno dei primi storici a menzionare il labirinto, fornisce una descrizione dettagliata della sua complessità e vastità. Egli afferma che il labirinto comprendeva dodici cortili coperti, con le porte contrapposte, sei rivolte a nord e sei a sud, tutti contigui e racchiusi da un unico muro esterno. Le stanze, disposte su due livelli (uno al piano terra e uno sotterraneo), erano in totale 3.000, con 1.500 stanze per ogni livello.
Strabone, geografo greco, aggiunge che il labirinto era costruito vicino al lago di Moeris e la piramide di Amenemhat III. Egli nota che la complessità e l’ampiezza del labirinto superavano quelle delle piramidi.
Diodoro Siculo e Manetone confermano le descrizioni di Erodoto, sottolineando l’importanza e la maestosità del complesso. Plinio il Vecchio, nella sua “Naturalis Historia”, lo descrive come una delle meraviglie architettoniche del mondo antico.
Struttura e Funzione
Il labirinto era strutturato in modo tale da disorientare chiunque vi entrasse, con un intricato sistema di corridoi e stanze. Si ritiene che avesse molteplici funzioni, tra cui:
- Religiosa: Era probabilmente un luogo di culto e di celebrazione dei riti religiosi. Le stanze sotterranee potrebbero essere state utilizzate per seppellire dignitari e ospitare tesori.
- Amministrativa: Alcune teorie suggeriscono che il labirinto servisse anche come centro amministrativo per il Faiyum, una regione agricola cruciale dell’antico Egitto.
- Funeraria: Come molti altri monumenti egizi, potrebbe aver avuto una funzione funeraria, collegata al culto del faraone Amenemhat III.
Impatto Culturale e Archeologico
L’importanza del Labirinto d’Egitto risiede non solo nella sua complessità architettonica ma anche nel suo significato culturale. Questo monumento ha affascinato storici, archeologi e viaggiatori per secoli, diventando un simbolo dell’ingegno e della creatività egizia.
Purtroppo, le rovine del labirinto sono state in gran parte distrutte nel corso dei millenni, e ciò che rimane oggi è limitato. Gli scavi archeologici, tuttavia, continuano a fornire indizi sulla sua grandezza originaria. Negli ultimi decenni, ricerche più moderne, come l’uso del radar a penetrazione del suolo, hanno cercato di rivelare ulteriori dettagli sulle sue strutture sotterranee.
Scoperte e Studi Archeologici Moderni
Nel contesto della ricerca archeologica moderna, diversi archeologi hanno esplorato l’area in cui si trova il labirinto:
Karl Richard Lepsius: Nel 1843, l’egittologo tedesco Karl Richard Lepsius esplorò le rovine del labirinto vicino alla piramide di Hawara. Lepsius fu uno dei primi a collegare i resti fisici con le descrizioni storiche del Grande Labirinto.
Flinders Petrie: Il famoso archeologo britannico Flinders Petrie, noto per i suoi contributi fondamentali all’archeologia egizia, condusse scavi approfonditi nella regione di Hawara nel 1888-89. Petrie riuscì a identificare alcune strutture che potrebbero essere state parte del labirinto descritto dagli antichi storici, anche se non trovò evidenze conclusive di tutte le caratteristiche descritte da Erodoto e altri.
A Petrie si attribuisce a tutti gli effetti la scoperta del labirinto nel 1888, lo esplorò prima e durante il 1911, li scoprì i nomi di Amenemhet III e della figlia Sebeknofru. Nel complesso sono stati ritrovati i frammenti di duegrandi statue del sovrano assiso, delle quali però rimangono solo i piedistalli. Queste enormi basamenti sono detti i Colossi di Biahmu.
Cenni delle descrizioni del Labirinto di Meride
Il labirinto di Meride divenne famoso per le seguenti descrizioni:
secondo gli scritti di Erotodo: ” … Stabilirono, poi, anche di lasciare un monumento a ricordo del comune dominio e, quando l’ebbero deciso, costruirono il Labirinto, che si trova un po’ sopra il lago Meri, press’a poco all’altezza di quella che è detta la «città dei coccodrilli …”.
secondo gli scritti di Strabone: ” … In prossimità del primo sbocco del canale, procedendo per circa trenta o quaranta stadi, si allarga un tratto pianeggiante, di forma vagamente trapezoidale, in cui si trovano un villaggio e una grande reggia composta da numerosi ambienti, tanti quanti erano un tempo i nomoi; altrettanti sono i cortili circondati da colonne, l’uno dietro l’altro e tutti allineati in un’unica fila su uno solo dei muri, quasi si trattasse di un lungo muro che rechi dei cortili appoggiati sulla facciata. Le vie che portano fin lì vanno a terminarvi proprio di fronte. Davanti agli ingressi si aprono numerose e lunghe gallerie sotterranee, collegate fra loro da tortuosi passaggi …”.
secondo gli scritti di Plinio il Vecchio: ” … Parliamo anche dei labirinti, l’opera forse più portentosa in cui l’uomo ha profuso i suoi beni – comunque non sono qualcosa di inesistente, come pure si potrebbe credere. Ne sopravvive tuttora in Egitto uno nel distretto di Eracleopoli: fu il primo ad essere costruito, come tramandano, 3600 anni fa, dal re Petesuco o Titoe – anche se Erodoto afferma che il complesso dell’edificio sarebbe stato opera di dodici faraoni, ultimo dei quali Psammetico …”.
Conclusione
Il Grande Labirinto d’Egitto rimane uno dei misteri più affascinanti dell’antichità. Le sue descrizioni da parte degli storici antichi ci offrono uno sguardo su una delle opere più straordinarie del mondo antico, che, nonostante le sue rovine, continua a ispirare meraviglia e curiosità. La sua complessità architettonica e il suo significato culturale lo rendono un monumento di importanza storica inestimabile, simbolo dell’abilità e della sofisticazione dell’antico Egitto.
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