Zombie Virus il pericolo dal Permafrost siberiano

virus zombie
Immagine generata co AI

Cos’è un “Virus Zombie”?

Il quotidiano britannico The Guardian ha evidenziato la possibilità di una pandemia causata dai “virus zombie” o microbi di Matusalemme, conservati nel permafrost artico e siberiano. A causa del riscaldamento globale e dello scioglimento dei ghiacciai, questi pericolosi microrganismi potrebbero risvegliarsi.

Il genetista Jean-Michel Claverie dell’Università di Aix-Marseille in Francia ha spiegato che, mentre l’attenzione sulle minacce pandemiche si concentra sulle malattie emergenti nelle regioni meridionali, la minaccia di un’epidemia potrebbe scaturire anche dal Grande Nord. Qui, virus in grado di infettare gli esseri umani potrebbero causare focolai di malattie su larga scala.

Jean-Michel Claverie ha dedicato anni alla ricerca di virus antichi nel permafrost. Nel 2014, lui e il suo team hanno isolato un virus antico dal permafrost e lo hanno reso nuovamente infettivo. Hanno ripetuto l’esperimento con altri tipi di virus prelevati da sette diversi siti in Siberia. Per motivi di sicurezza, gli scienziati francesi lavorano solo con virus che infettano amebe unicellulari, ma è possibile che nel ghiaccio si nascondano virus pericolosi anche per gli esseri umani.

Calcolando che il permafrost copre circa un quinto delle terre emerse dell’emisfero settentrionale, con alcuni strati di terreno congelati da centinaia di migliaia di anni. Claverie ha spiegato che il permafrost è un ambiente ideale per conservare materiale biologico. Inoltre Claverie avverte che la minaccia più grave non proviene direttamente dallo scioglimento del permafrost, ma dalle attività industriali rese possibili dalla riduzione dei ghiacci marini artici. L’espansione delle operazioni minerarie e di trasporto in Siberia potrebbe liberare numerosi patogeni.

Casi di Infezione da “Virus Zombie”

Il caso del 1997 in Alaska

Nel 1997, dal permafrost della penisola di Seward in Alaska è stato riesumato il corpo di una donna che conteneva il materiale genetico del ceppo del virus dell’influenza spagnola del 1918-1920, che ha causato milioni di morti. Nel 2012, è stato confermato che i resti mummificati di una donna, sepolta in Siberia 300 anni fa, contenevano tracce genetiche del virus del vaiolo.

Il Caso del 2016 in Siberia

Uno dei casi più eclatanti è avvenuto nel 2016, quando un focolaio di antrace ha colpito la penisola di Yamal, in Siberia. Questo evento ha causato la morte di oltre 2000 renne e ha infettato diverse persone, portando alla morte di un bambino. Si ritiene che l’antrace, causata dal batterio Bacillus anthracis, sia stata liberata da un cadavere di renna infetto, sepolto nel permafrost e scongelato a causa delle temperature elevate.

Altri Virus e Batteri Antichi

Con lo scioglimento del permafrost, gli scienziati hanno scoperto diversi virus antichi che potrebbero rappresentare una minaccia significativa. Alcuni di questi virus sono stati risvegliati in laboratorio, dimostrando che possono ancora infettare gli ospiti, tra questi abbiamo:

Mollivirus sibericum e Pithovirus sibericum: Scoperti nel 2014, questi virus giganti sono stati ritrovati in un campione di permafrost siberiano di 30.000 anni fa. Sebbene non siano patogeni per l’uomo, la loro scoperta indica che i virus possono sopravvivere per decine di migliaia di anni nel permafrost.

Nel 2022, gli scienziati hanno risvegliato virus ancora più antichi, trovati in campioni di permafrost siberiano di 48.500 anni. Questi virus sono ancora in grado di infettare amebe, suggerendo che potrebbero esistere altri virus antichi capaci di infettare esseri umani o animali.

Gli scienziati non sanno quanto a lungo i “virus zombie” possano rimanere infettivi dopo il risveglio. Non tutti questi microrganismi sono patogeni per l’uomo, ma alcuni potrebbero esserlo. La regione artica è scarsamente popolata, il che riduce il rischio di infezione umana da virus antichi, ma il rischio aumenterà con l’accelerazione del riscaldamento globale e l’espansione delle attività umane nella regione.

Il Caso di Anatoli Brouchkov: L’Incredibile Esperimento con un Batterio di Milioni di Anni

Questa è la storia di uno scienziato russo che sembra uscire direttamente da un romanzo di fantascienza. Parliamo di Anatoli Brouchkov, che ha catturato l’attenzione globale per il suo audace esperimento: l’iniezione di un antico batterio risalente a milioni di anni fa. Brouchkov sostiene che questo batterio abbia migliorato significativamente la sua salute, aumentando la sua energia e rendendolo immune alle influenze stagionali.

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Anatoli Brouchkov

Chi è Anatoli Brouchkov?

Anatoli Brouchkov è un noto geocriologo e capo del dipartimento di geocriologia presso l’Università Statale di Mosca. La sua carriera si è focalizzata sullo studio del permafrost, uno strato di terreno permanentemente congelato che copre vaste aree della Russia settentrionale. È stato durante le sue ricerche sul permafrost che Brouchkov ha scoperto un batterio antico, noto come Bacillus F, intrappolato nel ghiaccio da milioni di anni.

La Scoperta del Batterio Antico

Il batterio Bacillus F è stato trovato in una regione remota della Siberia, sepolto nel permafrost per circa 3,5 milioni di anni. Questo microrganismo ha attirato l’attenzione degli scienziati a causa della sua incredibile longevità e della sua capacità di sopravvivere in condizioni estreme. Brouchkov e il suo team hanno iniziato a studiare il batterio per comprendere meglio le sue proprietà uniche.

L’Esperimento di Brouchkov

Nel 2015, Brouchkov ha deciso di sottoporsi a un esperimento estremo: iniettarsi una sospensione del batterio Bacillus F. L’idea dietro questo gesto era di esplorare se le proprietà di longevità e resistenza del batterio potessero trasferirsi agli esseri umani. Secondo Brouchkov, i risultati sono stati sorprendenti. Egli ha dichiarato di aver notato un aumento significativo dei livelli di energia e di non aver più contratto l’influenza o altri comuni raffreddori da allora.

Dichiarazioni e Controversie

Brouchkov ha affermato che l’iniezione del batterio ha avuto un impatto positivo sulla sua salute generale. Ha dichiarato:

“Sembra che il batterio mi abbia aiutato a diventare più resistente alle malattie … Non mi ammalo da due anni. Ho più energia e mi sento meglio di prima.”

Tuttavia, la comunità scientifica ha accolto queste affermazioni con scetticismo. Molti esperti sottolineano che l’esperimento di Brouchkov non è stato condotto in modo scientifico e che le sue conclusioni non sono supportate da dati clinici rigorosi. Alcuni scienziati mettono in guardia sui potenziali rischi di iniettarsi batteri antichi senza una comprensione completa delle loro implicazioni per la salute umana.

Nonostante le controversie, l’esperimento di Brouchkov ha sollevato importanti questioni sul potenziale uso di microrganismi antichi nella medicina moderna. La ricerca sui batteri del permafrost potrebbe aprire nuove strade per lo sviluppo di trattamenti innovativi contro l’invecchiamento e le malattie.

Gli scienziati stanno continuando a studiare Bacillus F e altri microrganismi antichi per comprendere meglio le loro proprietà. Se le affermazioni di Brouchkov si rivelassero vere, potrebbero avere implicazioni rivoluzionarie per la biologia e la medicina.

Il caso di Anatoli Brouchkov e il suo audace esperimento con un batterio di milioni di anni ha catturato l’immaginazione del pubblico e sollevato questioni fondamentali sulla salute e la longevità. Sebbene le sue affermazioni siano ancora oggetto di dibattito, la scoperta e lo studio di microrganismi antichi rappresentano un campo di ricerca affascinante e potenzialmente rivoluzionario. Solo il tempo dirà se questi antichi batteri potranno davvero offrirci nuove speranze per il futuro della medicina.

    Implicazioni per la Salute Pubblica

    La possibilità che virus antichi possano emergere e causare nuove epidemie rappresenta una preoccupazione seria. Ci sono diversi motivi per cui questo scenario è allarmante:

    Gli esseri umani moderni non hanno immunità contro virus che non sono circolati per migliaia di anni, il che potrebbe portare a epidemie di malattie contro cui non esistono vaccini o trattamenti efficaci. Alcuni batteri antichi potrebbero possedere geni di resistenza agli antibiotici, che potrebbero trasferirsi a batteri moderni, complicando ulteriormente il trattamento delle infezioni.

    La riemersione di microrganismi potrebbe avere impatti devastanti sugli ecosistemi locali, alterando le dinamiche delle popolazioni di animali e piante.

    Per affrontare questi rischi, sono necessarie diverse strategie, infatti sarà necessario continuare a studiare i microrganismi presenti nel permafrost per capire meglio i potenziali rischi e sviluppare misure di contenimento. I sistemi sanitari devono essere preparati a rispondere rapidamente a nuove minacce emergenti, con protocolli per la quarantena e lo sviluppo rapido di vaccini e trattamenti.

      Conclusione

      Lo scioglimento del permafrost e la conseguente liberazione di antichi microrganismi rappresentano una delle molte sfide legate al cambiamento climatico. È cruciale che la comunità scientifica e i governi agiscano in modo proattivo per comprendere e mitigare questi rischi, proteggendo la salute pubblica e l’equilibrio degli ecosistemi.

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