Il Torso di Oldcroghan

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Nel 2003, durante lo scavo di una palude vicino a Croghan Hill, nella contea di Offaly, in Irlanda, è stato rinvenuto uno dei più straordinari ritrovamenti archeologici degli ultimi decenni: il corpo di Oldcroghan, un uomo vissuto circa 2000 anni fa, nel periodo dell’Età del Ferro. Quello che è stato scoperto non era un corpo completo, ma un torso perfettamente conservato, assieme a mani che ancora conservavano le impronte digitali. Questo reperto eccezionale ha aperto una finestra sul passato e ha sollevato importanti questioni sulla vita, la morte e le pratiche rituali dell’Irlanda celtica.

Il Torso di Oldcroghan – foto: di Mark Healey –
https://www.flickr.com/photos/markjhealey/6039084807/in/photostream/

Un Gigante nell’Età del Ferro

Uno degli aspetti più sorprendenti dell’uomo di Oldcroghan è la sua altezza imponente: si stima che fosse alto circa 1,98 metri, una statura eccezionale per l’epoca. A confronto, la maggior parte delle persone del periodo aveva un’altezza media intorno a 1,70 metri. La notevole corporatura di quest’uomo suggerisce che fosse un individuo di grande forza fisica, probabilmente appartenente a una classe privilegiata, se non addirittura a una famiglia reale. Le sue mani ben curate, prive di segni di duro lavoro manuale, rafforzano l’idea che fosse un membro dell’élite.

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Le Condizioni del Corpo e la Conservazione del torso di Oldcroghan

Ciò che rende i corpi di palude (o “bog bodies”) così interessanti è la straordinaria conservazione dei tessuti molli. Le torbiere irlandesi, con il loro ambiente acido e povero di ossigeno, sono in grado di preservare pelle, capelli e organi interni per millenni. Nel caso del Torso di Oldcroghan, le sue mani erano in condizioni così buone che gli archeologi sono riusciti a esaminare i polpastrelli e le impronte digitali, un dettaglio incredibile per un corpo vecchio di 2000 anni. Il torso, sebbene privo di testa e gambe, ha fornito altrettanto preziose informazioni. Sono stati ritrovati anche i capezzoli ben conservati, che, curiosamente, avevano un significato rituale: nei racconti celtici, succhiare i capezzoli di un re era un gesto simbolico di sottomissione.

Una Morte Violenta

Sebbene le condizioni del corpo siano eccezionali, l’analisi forense ha rivelato un quadro inquietante sulla morte dell’uomo di Oldcroghan. Il suo corpo mostra segni di una morte violenta, probabilmente parte di un rituale sacrificale. Ci sono evidenze che l’uomo sia stato strangolato: una corda intrecciata trovata attorno al suo collo lascia pochi dubbi sulle cause del decesso. Inoltre, i fori trovati sul suo torace suggeriscono che sia stato accoltellato o trafitto da una lancia. Le braccia erano state mutilate, e il corpo presentava segni di altre violenze. Questi dettagli hanno portato gli studiosi a ipotizzare che l’uomo possa essere stato sacrificato come parte di un rito di deposizione o di ringraziamento.

Sacrifici Reali?

Gli archeologi e gli storici hanno a lungo ipotizzato che alcuni corpi ritrovati nelle paludi irlandesi possano essere legati a pratiche di sacrificio rituale, in particolare di re o di figure di potere deposte. In molte culture celtiche, il re era considerato una figura sacra, legata alla fertilità della terra e al benessere del popolo. Se il re falliva nel suo compito di garantire prosperità o se si riteneva che avesse offeso gli dei, poteva essere sacrificato come parte di un rito di rigenerazione o pacificazione con le divinità. L’uomo di Oldcroghan, con la sua statura imponente e la sua evidente posizione di alto rango, potrebbe essere stato una di queste figure. La pratica di uccidere re deposti non era insolita in Irlanda e trova riscontro anche in alcune leggende celtiche.

Il Contesto Storico e Culturale

L’uomo di Oldcroghan visse in un periodo tumultuoso della storia irlandese, noto come l’Età del Ferro, che copre approssimativamente dal 500 a.C. fino al periodo immediatamente precedente all’arrivo del cristianesimo. Durante questo periodo, l’Irlanda era abitata da popolazioni celtiche, che avevano una ricca tradizione di riti religiosi, sacrifici e cerimonie legate alla terra e alla fertilità. I corpi di palude trovati in Irlanda e in altre parti dell’Europa settentrionale (come il famoso Uomo di Tollund in Danimarca) sono testimonianze di queste pratiche.

I corpi di palude irlandesi, compreso quello di Oldcroghan, sembrano essere stati depositati intenzionalmente in aree di confine, come paludi e torbiere, luoghi considerati sacri e liminali nelle credenze celtiche, spazi tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti. La deposizione del corpo in queste aree suggerisce che si trattasse di un atto rituale destinato a placare le divinità o a garantire la continuità del ciclo della vita e della morte.

Un’Eredità Archeologica

Il ritrovamento del torso di Oldcroghan ha offerto uno sguardo affascinante sulla vita e sulla morte nell’antica Irlanda. Insieme ad altri ritrovamenti di corpi di palude, come quello di Clonycavan Man, anch’esso scoperto nel 2003, ha contribuito a ridefinire la nostra comprensione delle pratiche rituali e sociali dell’Età del Ferro. L’eccezionale conservazione di questi corpi permette agli archeologi di studiare dettagli che sarebbero stati altrimenti persi nella storia.

Oggi, il corpo di Oldcroghan è esposto presso il Museo Nazionale d’Irlanda, a Dublino, dove continua ad affascinare e a stimolare la curiosità di visitatori e studiosi. Attraverso la sua pelle mummificata, le sue mani intatte e i segni della sua morte violenta, l’uomo di Oldcroghan racconta una storia di potere, violenza e sacrificio che risuona ancora attraverso i secoli.

Conclusione

Il ritrovamento del corpo di Oldcroghan ha gettato luce su un periodo oscuro e affascinante della storia irlandese. Mentre molti dettagli della vita di quest’uomo rimangono avvolti nel mistero, il suo corpo ci parla di una società profondamente legata alla terra, alle divinità e ai cicli della natura. I segreti conservati nella torbiera continuano a rivelare informazioni preziose su un mondo lontano, ma non dimenticato.

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