Il Lato Oscuro della P2 Italiana: Origini, Illeciti e Vicende
La Loggia Propaganda Due, conosciuta comunemente come P2, fu una delle organizzazioni più controverse e misteriose nella storia italiana del dopoguerra. Nata come una loggia massonica regolare, la P2 divenne nel corso degli anni ’70 e ’80 un centro di potere occulto, coinvolto in attività illegali, scandali politici e in un’oscura rete di relazioni tra politica, finanza, servizi segreti e criminalità organizzata. Questo articolo esplora le origini della P2, i suoi illeciti, le vicende principali e le figure coinvolte.
IL LATO OSCURO DELLA P2 ITALIANA
Origini e lato oscuro della P2
La Loggia Propaganda Due fu fondata nel 1877 come parte del Grande Oriente d’Italia (GOI), la più antica e importante obbedienza massonica italiana. Inizialmente, la loggia aveva come obiettivo quello di riunire esponenti della borghesia, intellettuali e personalità influenti per discutere e promuovere idee liberali e progressiste. Tuttavia, con il passare del tempo, la P2 subì una trasformazione profonda.
Negli anni ’60, la loggia era quasi inattiva fino a quando Licio Gelli, un ex ufficiale fascista con numerosi contatti politici e militari, ne prese il controllo nel 1966. Gelli trasformò la P2 in una loggia segreta e la utilizzò come strumento per esercitare un’influenza illecita sulla politica italiana e internazionale. La P2, sotto la guida di Gelli, si distaccò progressivamente dalla massoneria ufficiale, operando sempre più come una struttura parallela e oscura, con una rete di affiliati selezionati provenienti dai più alti livelli dello Stato, delle forze armate, dei servizi segreti, della finanza e della stampa.
Illeciti e Attività della P2
Il lato oscuro della P2 si distinse per un’ampia gamma di attività illegali e controverse. Licio Gelli utilizzò la loggia come uno strumento per influenzare la politica italiana e manipolare eventi cruciali, sia a livello nazionale che internazionale. Alcuni dei principali illeciti e attività della P2 includono:
Influenza Politica e Controllo Mediatico
L’aspetto dell’influenza politica e controllo mediatico è uno dei pilastri su cui si fonda il lato oscuro della P2 alimentando il suo potere occulto. Licio Gelli, il “Venerabile Maestro” della loggia, orchestrò un complesso sistema per infiltrarsi nelle istituzioni italiane e influenzare le dinamiche politiche, sociali e culturali del Paese. La sua strategia si articolava in due componenti principali: la manipolazione della politica e il controllo dell’informazione, entrambe fondamentali per il “Piano di Rinascita Democratica”, il manifesto programmatico della P2.
Influenza Politica
L’obiettivo principale della P2 era quello di influenzare le decisioni politiche del Paese, in modo da consolidare il potere di un’élite ristretta e conservare lo status quo, utilizzando metodi spesso illegali. Questo progetto passava per l’infiltrazione di propri affiliati nei gangli vitali dello Stato: dal Parlamento al Governo, dalla magistratura alle forze armate, fino ai servizi segreti.
Il Piano di Rinascita Democratica
Uno dei documenti più significativi che testimoniano l’influenza politica della P2 è il Piano di Rinascita Democratica. Scoperto nel 1981 durante le indagini giudiziarie sulla P2, questo documento era un piano dettagliato per ristrutturare l’intero sistema politico e sociale italiano. Tra le sue proposte più significative vi erano:
- Accentramento del Potere Esecutivo: Il piano prevedeva di ridurre il peso del Parlamento, considerato un ostacolo alle decisioni rapide e efficaci, e aumentare il potere del Governo. L’obiettivo era creare un sistema politico più autoritario, con un esecutivo forte capace di agire in modo centralizzato, bypassando i meccanismi democratici.
- Indebolimento dei Partiti Politici Tradizionali: Il documento suggeriva di ridimensionare l’influenza dei partiti politici tradizionali, soprattutto quelli di sinistra, considerati una minaccia per l’ordine sociale e economico. Si prevedeva il sostegno a partiti e figure politiche favorevoli alle élite economiche e finanziarie, in modo da garantire il controllo delle istituzioni.
- Sviluppo di una Nuova Classe Dirigente: Gelli e la P2 miravano a creare una nuova classe dirigente, formata da affiliati della loggia o da persone fidate. Questo “nuovo ordine” doveva sostituire la vecchia classe politica e burocratica, considerata corrotta o inefficace, per instaurare un sistema più controllabile dall’élite.
- Infiltrazione della Magistratura: La P2 cercava di indebolire l’indipendenza della magistratura italiana, percepita come un ostacolo alle sue ambizioni. Il piano suggeriva di ridurre il controllo democratico sulla magistratura, favorendo la nomina di giudici e procuratori “amici”, capaci di influenzare le inchieste e i processi in corso, proteggendo gli affiliati della loggia e i loro alleati politici.
- Collegamento con Forze Reazionarie Internazionali: L’obiettivo della P2 non si limitava alla sola Italia, ma mirava a collegarsi con forze politiche reazionarie in Europa e America Latina, con particolare attenzione a governi autoritari o dittature militari, come quella argentina, dove Gelli aveva stretti rapporti. La loggia mirava a costituire una rete internazionale di potere in grado di influenzare decisioni a livello globale.
Controllo Mediatico
Uno degli aspetti più rilevanti del potere della P2 era la manipolazione dell’informazione. Gelli comprese l’importanza di controllare i mezzi di comunicazione di massa per influenzare l’opinione pubblica e favorire la propria agenda politica. Il controllo mediatico era essenziale per diffondere messaggi favorevoli alla loggia, manipolare le notizie e ostacolare il dissenso. Attraverso la P2, furono poste in essere strategie specifiche per gestire la stampa, la televisione e altre forme di comunicazione.
Infiltrazione nei Vertici dei Media
La P2 si assicurò di avere affiliati nei posti chiave delle principali testate giornalistiche e radiotelevisive italiane. La lista degli iscritti alla loggia, scoperta nel 1981, rivelò che molti direttori e redattori di giornali, riviste e reti televisive erano affiliati alla P2. Tra i media più influenti dell’epoca spiccavano nomi come Rizzoli, il Corriere della Sera e La Nazione, tutte testate con collegamenti diretti o indiretti alla loggia.
Il Corriere della Sera, uno dei quotidiani più importanti d’Italia, fu infiltrato dalla P2 attraverso l’acquisizione di quote azionarie da parte della Rizzoli Editore, il cui proprietario, Angelo Rizzoli, era affiliato alla P2. Questo permise a Gelli di influenzare direttamente le linee editoriali del quotidiano, in modo da garantirsi una copertura favorevole e limitare le inchieste giornalistiche che potevano danneggiare la loggia.
Manipolazione dell’Informazione
Il controllo mediatico serviva a diversi scopi. Prima di tutto, la P2 utilizzava i media per influenzare l’opinione pubblica e orientare il dibattito politico. Le notizie venivano manipolate o selezionate in modo da favorire le élite vicine alla loggia, oscurando o riducendo l’importanza di scandali o critiche dirette ai suoi membri.
Un esempio emblematico è la gestione delle informazioni durante gli anni di piombo, quando le tensioni politiche e sociali in Italia erano altissime. I media controllati dalla P2 tendevano a dare risalto agli episodi di violenza commessi da gruppi estremisti di sinistra, minimizzando o ignorando quelli commessi da gruppi di estrema destra, con i quali la P2 aveva strette connessioni. L’informazione veniva quindi distorta per alimentare il clima di paura e giustificare politiche autoritarie.
Distruzione del Dissenso e Controllo dei Media Pubblici
Parallelamente alla manipolazione delle informazioni, la P2 puntava a neutralizzare ogni forma di dissenso o critica nei suoi confronti. Giornali indipendenti o giornalisti non allineati alla loggia venivano marginalizzati, mentre chi si opponeva apertamente rischiava di essere vittima di pressioni, minacce o addirittura violenze fisiche.
Anche la RAI, la radiotelevisione pubblica italiana, fu infiltrata dalla P2, che cercava di controllare le nomine dei vertici aziendali e condizionare i programmi. Alcuni dirigenti RAI risultarono affiliati alla loggia, e la programmazione veniva influenzata in modo da evitare la trattazione di argomenti scomodi per gli interessi della P2.
Silvio Berlusconi e la P2
Una delle figure più importanti legate al controllo mediatico della P2 è Silvio Berlusconi. Nella lista degli affiliati alla loggia, Berlusconi risultava membro, iscritto con il numero di tessera 1816. All’epoca, Berlusconi era già un importante imprenditore e stava costruendo il suo impero televisivo. Sebbene Berlusconi abbia sempre negato di aver partecipato a qualsiasi attività illecita della P2, la sua affiliazione alla loggia e la sua successiva ascesa nel mondo dei media e della politica hanno sollevato numerosi sospetti.
Berlusconi fondò il gruppo Fininvest, che negli anni ’80 divenne il principale operatore televisivo privato in Italia con le reti Canale 5, Italia 1 e Rete 4. Grazie a questo impero mediatico, Berlusconi riuscì a esercitare un’enorme influenza sull’opinione pubblica e, anni dopo, a entrare in politica e diventare presidente del Consiglio, in parte grazie anche alla capacità di controllare il flusso dell’informazione.
L’influenza politica e il controllo mediatico della P2 furono due armi decisive nella strategia di Gelli per consolidare il potere della loggia in Italia. La capacità di manipolare le istituzioni e orientare l’opinione pubblica permise alla P2 di esercitare un’influenza occulta ma pervasiva. Sebbene la loggia sia stata ufficialmente sciolta nel 1982, le sue pratiche di controllo dei media e infiltrazione politica hanno lasciato un segno profondo e duraturo nella storia italiana, con effetti che si fanno sentire ancora oggi.
Contorni della P2
Colpo di Stato Strisciante: La P2 elaborò un “Piano di Rinascita Democratica”, un progetto per riformare lo Stato italiano in senso autoritario e accentrare il potere nelle mani di una élite ristretta. Il piano prevedeva anche la possibilità di un colpo di stato, con l’appoggio di forze militari e paramilitari, per prendere il controllo del Paese e eliminare oppositori politici e sindacali.
Collusioni con la Criminalità Organizzata: La P2 instaurò legami con la criminalità organizzata, in particolare con la mafia siciliana. La loggia fungeva da intermediario per il riciclaggio di denaro sporco e offriva protezione politica e legale ai criminali affiliati.
Infiltrazione nei Servizi Segreti: La P2 riuscì a infiltrarsi nei vertici dei servizi segreti italiani, manipolando informazioni e operazioni per favorire i propri interessi. Gli affiliati alla loggia in posizioni di potere nei servizi segreti erano incaricati di monitorare e neutralizzare eventuali oppositori, nonché di organizzare operazioni clandestine e illegali.
Scandalo del Banco Ambrosiano
Lo scandalo del Banco Ambrosiano rappresenta uno dei capitoli più oscuri e complessi nella storia della finanza italiana, con ramificazioni che coinvolgono non solo la banca stessa, ma anche il Vaticano, la mafia, la politica internazionale e la loggia massonica P2. Al centro di questa intricata vicenda si trovano figure come Roberto Calvi, noto come il “banchiere di Dio”, e Licio Gelli, il Gran Maestro della P2. Questo scandalo ha rivelato una rete di corruzione, riciclaggio di denaro e legami tra poteri economici, politici e criminali che hanno avuto conseguenze drammatiche, culminate con la misteriosa morte di Roberto Calvi.
Il Banco Ambrosiano era una delle principali banche private italiane, fondato a Milano nel 1896 e fortemente legato all’élite cattolica. Negli anni ’70, la banca era già una delle più influenti del Paese, ma sotto la presidenza di Roberto Calvi, diventata un crocevia di affari poco chiari, movimenti di denaro oscuri e operazioni finanziarie illegali. Calvi, nominato direttore generale del Banco Ambrosiano nel 1971 e successivamente presidente nel 1975, utilizzò la banca per costruire una complessa rete di società offshore e operazioni finanziarie internazionali.
Roberto Calvi e il lato oscuro della P2
Calvi era un membro della loggia P2, guidata da Licio Gelli, e utilizzava il Banco Ambrosiano per operazioni finanziarie legate alla loggia. La P2, come accennato, era un’organizzazione segreta che perseguiva il controllo politico, economico e mediatico in Italia e a livello internazionale. Calvi si inserì in questo sistema per facilitare il trasferimento e il riciclaggio di ingenti somme di denaro attraverso canali offshore e conti segreti.
In cambio della sua partecipazione alla loggia, Calvi ricevette protezione e accesso a potenti contatti politici e imprenditoriali, sia in Italia che all’estero. La connessione tra la P2 e il Banco Ambrosiano si dimostrò fondamentale per le attività finanziarie della loggia, che necessitava di canali sicuri per trasferire e occultare fondi, inclusi quelli provenienti da attività illegali come la criminalità organizzata e la corruzione politica.
La Rete di Società Offshore e Operazioni Internazionali
Il meccanismo finanziario che Calvi costruì si basava su una fitta rete di società offshore create nelle Bahamas, in Lussemburgo, in Panama e in altri paradisi fiscali. Il Banco Ambrosiano utilizzava queste società per trasferire e riciclare denaro, facilitando operazioni illecite su scala internazionale. Molti dei fondi gestiti attraverso queste società provenivano da operazioni di riciclaggio di denaro per conto della mafia e da attività di corruzione politica.
Uno degli aspetti più controversi dello scandalo è il coinvolgimento della Banca Vaticana, l’Istituto per le Opere di Religione (IOR), il cui presidente, Paul Marcinkus, era un amico personale di Calvi. L’Istituto collaborava attivamente con il Banco Ambrosiano nelle operazioni finanziarie offshore, utilizzando la sua immunità legale come Stato del Vaticano per coprire trasferimenti di denaro sospetti. Questa connessione tra il Banco Ambrosiano e il Vaticano contribuì a rafforzare il soprannome di Calvi, “il banchiere di Dio”, sottolineando il legame con la Chiesa cattolica e l’uso dei fondi per operazioni segrete che coinvolgevano anche progetti di finanziamento clandestino di governi stranieri e gruppi paramilitari anticomunisti.
Il Collasso del Banco Ambrosiano
Nonostante l’enorme flusso di denaro che transitava attraverso il Banco Ambrosiano, alla fine degli anni ’70, la situazione iniziò a deteriorarsi. Calvi si trovava sempre più esposto a pressioni legali e finanziarie, con una crescente difficoltà nel coprire i buchi di bilancio che si andavano accumulando. Una serie di audit rivelò che il banco aveva un’esposizione debitoria massiccia, con passività occulte per oltre 1,3 miliardi di dollari, la maggior parte dei quali scomparsi attraverso la rete di società offshore.
Nel 1981, Calvi fu arrestato e condannato per violazione delle leggi valutarie italiane. Tuttavia, nonostante la condanna, continuò a operare dietro le quinte e riuscì a ottenere una libertà condizionata in attesa dell’appello. Durante questo periodo, Calvi intensificò le sue operazioni finanziarie sperando di trovare una via d’uscita dalla crisi, ma la situazione continuò a peggiorare.
Nel 1982, il Banco Ambrosiano collassò ufficialmente, portando alla bancarotta uno degli istituti finanziari più prestigiosi d’Italia e aprendo la strada a una delle inchieste finanziarie più complesse nella storia del Paese. La scoperta di ammanchi per oltre un miliardo di dollari spinse le autorità italiane e internazionali a indagare sulle operazioni della banca, portando alla luce un intreccio di operazioni illecite e legami con la politica e la criminalità.
La Misteriosa Morte di Roberto Calvi
Uno degli episodi più oscuri e controversi dello scandalo fu la morte di Roberto Calvi. Il 18 giugno 1982, Calvi fu trovato impiccato sotto il Blackfriars Bridge a Londra. La scena della sua morte era fin da subito sospetta: Calvi aveva con sé mattoni nelle tasche, e il modo in cui il corpo era stato posizionato suggeriva un omicidio piuttosto che un suicidio. Il nome del ponte, “Blackfriars” (frati neri), fu considerato un possibile riferimento ai “frati neri”, un soprannome utilizzato per i membri della P2.
La morte di Calvi sollevò molte teorie, con alcune delle più accreditate che indicano la mano della mafia o di altri gruppi criminali legati alla loggia P2. La mafia siciliana avrebbe avuto interesse a eliminare Calvi perché non era più in grado di garantire i flussi di denaro illegale attraverso il Banco Ambrosiano. Altri sostengono che la P2 e i servizi segreti, temendo che Calvi potesse rivelare dettagli compromettenti sulle loro attività, avrebbero orchestrato il suo omicidio.
Nel corso degli anni successivi, furono aperte diverse inchieste per accertare le cause della morte di Calvi. Nel 2002, una nuova indagine portò alla conclusione che Calvi era stato ucciso, confermando i sospetti iniziali. Tuttavia, nessuno dei mandanti dell’omicidio è stato mai ufficialmente identificato o condannato, lasciando aperti molti interrogativi.
Il Ruolo del Vaticano e dell’IOR
Un aspetto particolarmente delicato dello scandalo fu il coinvolgimento dell’Istituto per le Opere di Religione (IOR), la banca del Vaticano. L’IOR, sotto la guida dell’arcivescovo Paul Marcinkus, aveva partecipato a diverse operazioni finanziarie con il Banco Ambrosiano, utilizzando la sua posizione privilegiata per facilitare trasferimenti di fondi attraverso canali offshore.
Quando il Banco Ambrosiano collassò, le autorità italiane e internazionali si trovarono di fronte al dilemma di investigare o meno il ruolo del Vaticano. Nonostante le pressioni, il Vaticano non fu mai formalmente accusato di crimini, ma nel 1984 l’IOR accettò di pagare 250 milioni di dollari alle banche creditrici del Banco Ambrosiano come “contributo volontario”, una sorta di accordo extragiudiziale che riconosceva indirettamente un ruolo nella vicenda senza ammettere responsabilità legali.
Conseguenze dello Scandalo
Lo scandalo del Banco Ambrosiano ebbe conseguenze devastanti per la finanza italiana e internazionale. Il fallimento della banca provocò la perdita di enormi somme di denaro, con ripercussioni sui risparmiatori, sui creditori e sull’intera economia italiana. Il caso contribuì anche a minare ulteriormente la fiducia nelle istituzioni italiane e internazionali, evidenziando come la corruzione e le collusioni tra banche, politica e criminalità organizzata fossero profondamente radicate.
L’eredità di questo scandalo ha continuato a influenzare il sistema bancario italiano, portando a una maggiore regolamentazione e controllo delle operazioni bancarie, soprattutto in relazione ai legami con paradisi fiscali e organizzazioni criminali.
Le Vicende Principali e la Scoperta della P2
La scoperta della rete di potere della P2 avvenne in modo casuale nel 1981, durante un’indagine condotta dalla magistratura sulla bancarotta del Banco Ambrosiano. Il 17 marzo 1981, la polizia perquisì la villa di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi, in Toscana, e trovò una lista con i nomi di circa mille iscritti alla loggia segreta. Tra gli affiliati figuravano alti ufficiali militari, politici, imprenditori, giornalisti e perfino il futuro presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
La lista e le indagini successive rivelarono la profondità dell’influenza della P2 in tutti i settori della società italiana. Lo scandalo portò a una crisi politica di vasta portata, con dimissioni, processi e la caduta di numerosi esponenti politici. La scoperta della P2 contribuì inoltre a un crescente discredito verso le istituzioni italiane e la massoneria.
Le Figure Chiave Coinvolte nella P2
- Licio Gelli: Il “Venerabile Maestro” della P2, Gelli fu il principale orchestratore della loggia segreta e delle sue attività illecite. Figura carismatica e sfuggente, Gelli riuscì a tessere una rete di rapporti e collusioni che gli consentì di esercitare un’influenza straordinaria in Italia e all’estero. Fuggì all’estero per sfuggire alla giustizia, ma venne successivamente arrestato e condannato in più occasioni, sebbene molti dei suoi reati rimasero impuniti.
- Michele Sindona: Banchiere e finanziere legato alla mafia, Sindona fu un altro membro della P2 coinvolto in attività illecite. Fu implicato in operazioni di riciclaggio di denaro e speculazioni finanziarie, e fu ritenuto responsabile del crollo di diverse banche italiane ed estere. Sindona morì in carcere in circostanze misteriose, avvelenato con cianuro.
- Roberto Calvi: Presidente del Banco Ambrosiano e membro della P2, Calvi fu coinvolto nello scandalo della banca e nella sparizione di ingenti somme di denaro. La sua morte, avvenuta a Londra in circostanze sospette, è ancora oggi oggetto di inchieste e speculazioni.
- Silvio Berlusconi: L’imprenditore e politico, futuro presidente del Consiglio, risultava tra i membri della P2. La sua affiliazione alla loggia alimentò numerose polemiche durante la sua carriera politica, anche se Berlusconi ha sempre negato ogni coinvolgimento nelle attività illecite della P2.
L’Epilogo della P2 e le Conseguenze sulla Società Italiana
La scoperta della P2 e delle sue attività segrete ebbe un impatto profondo sulla società e sulla politica italiana. La loggia fu ufficialmente sciolta nel 1982, e Licio Gelli fu arrestato, sebbene molti degli affiliati riuscirono a sfuggire alla giustizia. Lo scandalo della P2 rivelò l’esistenza di un sistema di potere parallelo che minava la democrazia italiana e contribuì a una diffusa sfiducia verso le istituzioni.
Le inchieste giudiziarie e parlamentari portarono alla luce numerose verità scomode che riguardano il lato oscuro della P2, ma molte domande restano ancora oggi senza risposta. L’eredità della P2 continua a pesare sulla storia italiana, rappresentando uno dei capitoli più oscuri e controversi del dopoguerra.
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