Le Mura impossibili e teoria dei Geopolimeri

mura impossibili
Mura Impossibili, Muratura poligonale ciclopica a Sacsayhuamán – foto: Bcasterline (wikipedia)

Cosa Sono i Geopolimeri?

I geopolimeri sono materiali sintetici che imitano la struttura della pietra naturale. Si ottengono combinando silicati e alluminati, materiali facilmente reperibili in natura, con un agente alcalino che funge da legante. La reazione chimica che ne deriva forma un materiale solido e duraturo, capace di replicare l’aspetto della roccia naturale. Diversi studi moderni utilizzano i geopolimeri come alternativa ecologica ai cementi tradizionali, grazie alla loro elevata resistenza e basso impatto ambientale.

Accettiamo per un momento che le antiche civiltà precolombiane abbiano usato tale tecnica per costruire quelle che oggi chiamiamo Mura Impossibili, bisogna sapere che tale procedura non è proprio semplice.

La creazione di un geopolimero infatti è una procedura che richiede conoscenze tecniche adeguate e una comprensione delle reazioni chimiche coinvolte. Sebbene i geopolimeri non richiedano processi complessi come la fusione ad alta temperatura, la loro sintesi implica una serie di passaggi delicati per ottenere un materiale stabile e resistente, cosa che le antiche popolazioni sembrano aver ottenuto senza tanti problemi. Entriamo nel dettaglio cercando di essere più sintetici possibile.

I Passaggi Chiave per la Creazione di un Geopolimero

Scelta delle Materie Prime: I geopolimeri si formano principalmente da silicati e alluminati. Le materie prime possono derivare da fonti naturali (rocce ricche di silice e allumina) o materiali industriali come la cenere volante e le scorie di altoforno. La composizione delle materie prime è fondamentale, poiché influisce sulle proprietà meccaniche e sulla durata del geopolimero.

Preparazione del Legante Alcalino: La maggior parte dei geopolimeri viene attivata con una soluzione alcalina, spesso a base di idrossido di sodio o potassio, che serve da catalizzatore per innescare la reazione. La concentrazione del legante alcalino è critica: se è troppo debole, la reazione non sarà efficace; se è troppo forte, può indebolire il prodotto finale o renderlo fragile.

Miscelazione delle Componenti: Il processo di miscelazione deve essere uniforme per evitare difetti nel materiale finale. A seconda delle materie prime e del legante utilizzato, possono essere necessarie precise proporzioni e un rigoroso controllo del tempo e della temperatura.

Versamento e Stampaggio: Dopo la miscelazione, il composto pastoso deve essere versato in stampi o contenitori per ottenere la forma desiderata. A questo punto, è importante che il composto mantenga la consistenza e viscosità corrette per riempire lo stampo senza formare bolle o crepe.

Indurimento e Curing: I geopolimeri non si solidificano immediatamente, ma richiedono un periodo di “curing”, cioè di indurimento graduale, che può essere accelerato dal calore o mantenuto a temperatura ambiente. Condizioni come l’umidità, la temperatura e il tempo di curing influenzano la resistenza del prodotto finale.

    Difficoltà e Requisiti Tecnici

    La difficoltà principale sta nell’ottenere il giusto equilibrio tra le componenti chimiche. Un errore nella concentrazione della soluzione alcalina o nelle proporzioni tra alluminati e silicati può compromettere le proprietà meccaniche del geopolimero, rendendolo fragile o instabile. Inoltre, per garantire la durata e resistenza del prodotto, è necessaria una conoscenza approfondita delle caratteristiche dei materiali locali e delle reazioni chimiche specifiche.

    La complessità di questo processo fa ritenere improbabile che le antiche civiltà, come quella degli Inca, potessero disporre delle conoscenze e degli strumenti necessari per creare geopolimeri avanzati. La necessità di precisi rapporti chimici e di un controllo meticoloso su tempo, umidità e temperatura suggerisce che la tecnica dei geopolimeri sia una pratica moderna, sviluppata grazie alla chimica avanzata. Inoltre bisogna tenere presente che un geopolimero ha bisogno di contenitori specifici per la forma, quindi bisogna anche chiedersi come le antiche civiltà siano riuscite a costruire tali contenitori con tale precisione. Mi chiedo anche che materiale abbiano usato per costruire tali contenitori-forma.

    Detto ciò creare un geopolimero non è semplice e richiede una conoscenza tecnica approfondita dei materiali e delle reazioni chimiche. La sua produzione risulta piuttosto impegnativa senza strumenti di laboratorio e una formazione specifica, rendendo poco plausibile l’ipotesi che gli antichi Inca possedessero questa tecnologia. Adesso entriamo nel dettaglio della teoria dei geopolimeri.

    mura impossibili
    La pietra a dodici angoli, situata nella strada Hatum Rumiyoc di Cuzco, è un classico esempio di edilizia Inca – wikipedia

    La Teoria dei Geopolimeri Applicata alle Mura Andine

    Secondo Joseph Davidovits, uno dei maggiori sostenitori della teoria dei geopolimeri, gli antichi costruttori andini avrebbero usato questa tecnica per creare blocchi di pietra sintetica modellati direttamente sul posto. In questo modo, avrebbero potuto realizzare strutture complesse senza dover spostare grandi pietre naturali da cave lontane o fare tagli di precisione una volta sul sito.

    Questa teoria logicamente nasce per cercare di spiegare alcuni dei misteri legati alle costruzioni incaiche:

    • Incastro perfetto dei blocchi: I blocchi presentano angoli perfetti e una superficie liscia e levigata che si adatta perfettamente a quella dei blocchi vicini. Usando geopolimeri, sarebbe stato possibile modellare il blocco direttamente nella forma necessaria, senza il bisogno di ulteriori modifiche.
    • Forme poligonali complesse: Alcuni blocchi hanno forme irregolari e spigoli multipli, caratteristiche difficili da ottenere con una tecnica di lavorazione manuale, ma facilmente realizzabili con un materiale modellabile.
    • Evitare il trasporto di massi enormi: La lavorazione dei geopolimeri avrebbe permesso di creare blocchi di grandi dimensioni direttamente sul posto, evitando il complesso processo di estrazione e trasporto di pietre pesanti da cave spesso distanti.

    Come Funzionerebbe la Tecnica dei Geopolimeri

    Se gli antichi costruttori avessero effettivamente usato geopolimeri, il processo di costruzione avrebbe richiesto i seguenti passaggi che gli antichi popoli avrebbero dovuto eseguire alla perfezione, come accennato avrebbero dovuto:

    Preparare il composto dopo aver raccolto materiali naturali come silicati e alluminati da rocce locali, e li avrebbero mescolati con un legante alcalino (per esempio, acqua ricca di cenere vulcanica o sostanze alcaline estratte da piante). Questa combinazione sarebbe servita a creare un materiale pastoso, modellabile e pronto a essere sagomato.

    Per ogni specifico blocco, sarebbe stato necessario uno stampo che ne definisse la forma e ne mantenesse la struttura fino a completa indurimento. Se è così avevano un indole perfetta a complicarsi la vita.

    Una volta induriti, i blocchi sarebbero stati disposti nelle strutture, con piccole rifiniture per assicurare un perfetto incastro. La lavorazione finale avrebbe incluso la levigatura delle superfici a contatto, ottenendo la precisione che ancora oggi possiamo osservare in queste costruzioni. Precisione a dir poco maniacale. Ma possiamo realmente essere certi e accettare al 100% questa teoria?

      Lati oscuri della teoria

      Se le antiche civiltà precolombiane erano a conoscenza della tecnica per produrre geopolimeri, senza ombra di dubbio ciò avrebbe permesso ai costruttori di realizzare blocchi su misura, adattandoli esattamente alle esigenze strutturali di ciascun muro o edificio, realizzandoli direttamente sul posto.

      A questo punto se la teoria viene accettata per vera come è possibile che non sono stati trovati resti di stampi o contenitori per la colatura nei siti archeologici? Perchè non sono stai trovati residui di un composto geopolymerico? E perchè i blocchi stessi mostrano caratteristiche tipiche delle rocce naturali e non dei geopolimeri?

      Le analisi Petrografiche

      Le analisi geologiche dei blocchi fatte nel tempo indicano una struttura cristallina naturale che si forma lentamente, a quanto pare impossibile da replicare in un processo di solidificazione rapido come quello che richiederebbe un composto sintetico. Inoltre molti blocchi mostrano segni di lavorazione manuale, con strumenti semplici come cunei di pietra e martelli di legno, compatibili con le tecniche che le popolazioni andine potevano avere a disposizione.

      Le ricerche archeologiche e le prove geologiche finora raccolte suggeriscono che le popolazioni andine abbiano effettivamente scolpito e lavorato la pietra naturale per ottenere i blocchi. I segni di strumenti su molte pietre e l’assenza di resti di stampi o materiali chimici compatibili con i geopolimeri rendono la teoria interessante, ma attualmente poco sostenibile.

      Gli archeologi ipotizzano che i costruttori abbiano usato tecniche avanzate di lavorazione (quali non si sa) e una profonda conoscenza delle proprietà delle rocce locali. Gli Inca e le popolazioni precedenti potrebbero aver riscaldato le pietre per renderle più malleabili o aver usato sabbia e martelli di pietra per modellarle.

      Da tutto ciò, per certi versi, è normale che nascono le varie teorie speculative che scomodano gli alieni. Probabilmente quelli degli alieni, è una teoria folle che non ha fondamento ne prove certe, ma bisogna anche considerare il fatto che la scienza ad oggi, fa parzialmente cilecca quando si parla di queste mura non riuscendo a spiegare bene tale arcano mistero.

      Conclusione

      La teoria dei geopolimeri offre una spiegazione affascinante e innovativa per la costruzione delle imponenti mura andine, ma per quello che mi riguarda rimane speculativa a causa della mancanza di prove concrete. Al momento, la maggior parte della comunità scientifica sostiene l’ipotesi della lavorazione tradizionale della pietra, ritenendo che le tecniche costruttive degli Inca e delle culture precedenti fossero il risultato di un’elevata conoscenza dei materiali e di metodi laboriosi, ma altamente efficaci. Le mura di Sacsayhuamán e Cusco rimangono, tuttavia, un mistero parzialmente irrisolto e una testimonianza dell’ingegnosità delle antiche civiltà delle Ande.

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