Le Rovine di Khara Khoto: La “Città Nera” del Deserto del Gobi

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Khara Khoto – foto: Fandorine1959 (wikipedia)

La Fondazione e il Contesto Storico di Khara Khoto

Khara Khoto fu fondata intorno al 1032 durante il periodo dell’Impero Xi Xia, il regno dei Tangut. I Tangut, di origine tibetana, erano una civiltà nomade e guerriera che riuscì a creare uno degli imperi più estesi dell’Asia, occupando un territorio che copriva parti dell’attuale Cina occidentale e della Mongolia Interna. L’Impero Xi Xia era noto per la sua cultura distintiva, la sua lingua e la sua scrittura, nonché per la sua posizione strategica lungo la Via della Seta, la rete commerciale che collegava la Cina con l’Europa e il Medio Oriente.

Durante il suo periodo di massimo splendore, Khara Khoto era una fiorente città fortificata che sorgeva in una posizione strategica e isolata, ma ben collegata con altre città lungo le rotte carovaniere. La città era circondata da mura imponenti, alte fino a 10 metri e spesse 3 metri, che formavano una cinta difensiva di forma rettangolare. Le sue strutture interne includevano edifici religiosi, residenze per l’élite, mercati e laboratori artigianali. La sua popolazione era composta non solo dai Tangut, ma anche da una mescolanza di etnie e culture, incluse influenze mongole, cinesi, e islamiche.

La Conquista e il Declino

Nel XIII secolo, la città entrò nel mirino di Gengis Khan e dei suoi eserciti mongoli, che si spostarono in Asia Centrale per espandere il loro impero. Nel 1226, Khara Khoto fu conquistata e devastata dalle truppe di Gengis Khan, segnando l’inizio del suo declino. La città venne in seguito ripopolata e continuò a esistere sotto il dominio della dinastia Yuan (fondata dai successori di Gengis Khan), ma non recuperò mai il suo splendore originario. Durante il XIV secolo, sotto la dinastia Ming, la città fu abbandonata per ragioni ancora oggetto di studio: tra le ipotesi si ipotizzano il prosciugamento del fiume Ejin, da cui dipendeva l’approvvigionamento idrico della città, e il declino delle rotte commerciali della Via della Seta.

La Riscoperta di Khara Khoto

Khara Khoto rimase abbandonata e sepolta dalla sabbia del deserto per secoli, fino a quando, nel 1908, l’archeologo russo Pëtr Kuz’mič Kozlov riscoprì la città. Durante la sua spedizione, Kozlov trovò una grande quantità di manoscritti, testi religiosi, dipinti su seta, sculture e ceramiche. Tra questi, vi erano numerosi testi scritti nella lingua Tangut, una scrittura elaborata e quasi estinta, che Kozlov contribuì a far conoscere al mondo. La spedizione riportò anche diverse opere d’arte buddista, suggerendo che Khara Khoto fosse un centro religioso di una certa importanza, probabilmente legato al buddismo tibetano.

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Mappa di Khara Khoto disegnata da Sir Aurel Stein
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Vista delle rovine di Khara-Khoto. -foto: Aurel Stein 

Le Rovine Oggi

Oggi, visitare Khara Khoto significa esplorare un paesaggio di rovine sparse e antiche fortificazioni che emergono dalla sabbia come scheletri di un tempo passato. Sono ancora visibili le mura perimetrali della città, che suggeriscono la maestosità dell’antica cinta difensiva. Alcuni ruderi di templi, torri e altri edifici si ergono all’interno dell’antica città, circondati da dune sabbiose.

Gli archeologi continuano a trovare artefatti che offrono uno spaccato della vita quotidiana, della religione e dell’economia di Khara Khoto. Tra i reperti più significativi ci sono i dipinti su seta e le statue in argilla, che offrono uno scorcio sulla spiritualità dell’epoca, spesso legato al buddismo, ma influenzata anche da altre tradizioni culturali presenti lungo la Via della Seta.

Conservazione, significato Culturale e Storico di Khara Khoto

Khara Khoto rappresenta un prezioso esempio di interconnessione culturale tra Cina, Asia Centrale, Mongolia e Medio Oriente. La sua architettura e i reperti rinvenuti dimostrano l’influenza reciproca delle civiltà che attraversavano la Via della Seta. La città è un esempio emblematico di come la cultura e la religione non abbiano confini rigidi, ma si arricchissero di influssi reciproci.

In particolare, i manoscritti ritrovati, scritti nella complessa lingua Tangut, sono una testimonianza di un sistema linguistico ormai quasi del tutto estinto, offrendo agli studiosi un’opportunità unica per studiare una delle lingue più complesse dell’Asia antica. Inoltre, le opere d’arte buddiste rinvenute dimostrano il fervore religioso della città e il suo ruolo come centro di pellegrinaggio e di produzione artistica.

Negli ultimi decenni, sono stati compiuti sforzi significativi per preservare le rovine di Khara Khoto. Tuttavia, il sito rimane a rischio a causa delle condizioni climatiche estreme del deserto del Gobi e della mancanza di risorse per un’adeguata protezione. La polvere e la sabbia erodono lentamente le strutture rimanenti, minacciando di cancellare quel che resta della “Città Nera”. Progetti di conservazione sono in corso, anche con il supporto internazionale, per proteggere le rovine e studiarle più approfonditamente.

Conclusione

Khara Khoto è più di un sito archeologico; è una finestra su un passato ricco e complesso, un punto di incontro tra culture e religioni che un tempo si incrociavano lungo la Via della Seta. La sua storia, dall’ascesa come centro commerciale dei Tangut alla conquista da parte dei Mongoli e al successivo abbandono, è un affascinante racconto di un luogo che ha conosciuto gloria, declino e oblio. Oggi le rovine di Khara Khoto continuano a offrire nuovi tesori e segreti agli archeologi e ai visitatori, confermando il valore unico di questa antica città nel raccontare una pagina importante della storia dell’Asia.

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