Comunicare con le Piante, un Mistero della Natura

comunicare con le piante
Comunicare con le piante – immagine creata con IA

Origini della Credenza: Piante e Comunicazione nelle Civiltà Antiche

E’ possibile comunicare con le piante? Partiamo dal fatto, che l’idea che le piante siano più di semplici organismi passivi risale a tempi antichissimi. Molte culture tradizionali attribuivano alle piante un’anima o una forma di consapevolezza. Gli sciamani delle tribù amazzoniche, ad esempio, credevano che le piante fossero esseri dotati di spirito con cui era possibile comunicare attraverso rituali e sostanze psicotrope. La stessa ayahuasca, una bevanda sacra composta da diverse piante, veniva utilizzata per “ascoltare” i messaggi del mondo vegetale.

In Grecia antica, filosofi come Teofrasto (considerato il padre della botanica) riflettevano sull’intelligenza delle piante, osservando i loro comportamenti di adattamento. Anche nella tradizione indiana e cinese, le piante erano ritenute dotate di energia vitale (“prana” o “chi”) e si credeva che rispondessero alle emozioni umane o all’ambiente circostante.

Nel Medioevo europeo, l’alchimia e la filosofia ermetica svilupparono l’idea che le piante possedessero una sorta di coscienza. Gli alchimisti cercavano di comunicare con esse per comprenderne i poteri curativi. Nonostante l’avvento della scienza moderna, queste credenze non si estinsero del tutto, e continuarono a influenzare il modo in cui percepiamo il mondo vegetale.

Le Prime Scoperte Scientifiche

Nel XIX secolo, Charles Darwin fu uno dei primi scienziati a suggerire che le piante potessero essere più complesse di quanto si credesse. Nel suo libro Il potere del movimento nelle piante (1880), Darwin descrisse come le radici delle piante mostrassero un comportamento simile a quello di un “cervello”, in grado di percepire stimoli e reagire ad essi.

Alla fine del XX secolo, Cleve Backster, un ex agente della CIA, condusse esperimenti controversi che suggerivano una sorta di “percezione primaria” nelle piante. Utilizzando un poligrafo, Backster osservò che alcune piante sembravano reagire a stimoli come il pensiero umano, ipotizzando che fossero dotate di una forma di sensibilità.

Sebbene i suoi metodi non siano stati accettati dalla comunità scientifica, gli esperimenti di Backster hanno alimentato l’interesse per il comportamento delle piante, aprendo la strada a studi più rigorosi.

La Comunicazione Chimica: Il Linguaggio Invisibile delle Piante

Oggi sappiamo che le piante comunicano principalmente attraverso segnali chimici. Uno degli esempi più noti è la produzione di composti volatili per avvertire altre piante di un pericolo imminente. Quando una pianta viene attaccata da un erbivoro, rilascia sostanze chimiche nell’aria che avvertono le piante vicine di prepararsi, ad esempio producendo tossine per scoraggiare gli aggressori.

Un caso emblematico riguarda l’acacia africana, che emette etilene per segnalare la presenza di animali brucanti. Gli alberi circostanti ricevono il segnale e aumentano la concentrazione di tannini nelle loro foglie, rendendole meno appetibili.

Le radici delle piante rappresentano un altro canale di comunicazione chimica. Attraverso le essudazioni radicali, esse scambiano informazioni con altre piante, funghi micorrizici e microbi del suolo. Questo sistema è stato definito il “Wood Wide Web”, un’analogia con Internet, per descrivere la rete interconnessa che unisce milioni di organismi sottoterra.

Comunicazione Elettrica e Meccanica

Oltre ai segnali chimici, le piante utilizzano impulsi elettrici per trasmettere informazioni. Questi segnali, simili al funzionamento delle sinapsi nei nervi umani, regolano processi vitali come la crescita e la risposta agli stress ambientali. Un esempio è la Mimosa pudica, che chiude le foglie quando viene toccata: il movimento è innescato da cambiamenti elettrici nelle cellule.

Alcune piante, come la Dionaea muscipula (Venere acchiappamosche), utilizzano meccanismi elettromeccanici per catturare le prede. Quando un insetto tocca i peli sensoriali della trappola, un segnale elettrico si propaga, causando la chiusura delle foglie.

Nota: La dionea chiamata comunemente venere acchiappamosche (Dionaea muscipula J.Ellis, 1773) è una pianta carnivora appartenente alla famiglia delle Droseracee. È l’unica specie nota del genere Dionaea.

Dionaea muscipula – foto: JoJan (wikipedia)

Sensibilità e Memoria nelle Piante

Gli studi recenti hanno mostrato che le piante non solo percepiscono l’ambiente, ma possono anche apprendere e ricordare. Uno studio condotto dalla biologa Monica Gagliano ha dimostrato che la Mimosa pudica smette di chiudere le foglie quando viene esposta ripetutamente a uno stimolo innocuo, suggerendo una forma di apprendimento associativo.

Inoltre, le piante sono sensibili a suoni e vibrazioni. Esperimenti hanno rivelato che alcune piante crescono più rapidamente se esposte a determinate frequenze sonore, mentre altre possono “ascoltare” il rumore dell’acqua corrente per dirigere le loro radici verso la fonte.

Implicazioni Filosofiche e Pratiche

La scoperta che le piante comunicano e mostrano comportamenti complessi solleva domande fondamentali sulla natura della vita e dell’intelligenza. Se le piante possono “comunicare”, “apprendere” e “adattarsi”, dove tracciamo il confine tra organismi consapevoli e non consapevoli? Questo spinge a riconsiderare il nostro rapporto con il mondo naturale, incoraggiandoci a trattare le piante non solo come risorse, ma come componenti fondamentali di un ecosistema interattivo.

Dal punto di vista pratico, la comprensione della comunicazione delle piante ha già avuto un impatto sull’agricoltura e la conservazione ambientale. Ad esempio, la conoscenza dei segnali chimici tra le piante potrebbe essere utilizzata per sviluppare metodi di coltivazione più sostenibili, riducendo l’uso di pesticidi.

Conclusioni

Il comportamento e la comunicazione delle piante rappresentano una frontiera affascinante della ricerca scientifica. Questi organismi, apparentemente semplici, ci insegnano che la vita è intrinsecamente interconnessa e che la comunicazione non è esclusiva degli esseri umani. Da antiche credenze a studi scientifici avanzati, il viaggio verso la comprensione delle piante è solo all’inizio. Esplorando questi misteri, non solo ampliamo la nostra conoscenza della natura, ma impariamo anche a vedere il mondo con occhi nuovi, apprezzandone la complessità e la bellezza nascosta.

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