Chi era Gesù? E’ veramente esistito? Storie, mito e speculazioni

Chi era Gesù
Chi era Gesù? – Immagine generata tramite IA

Le fonti storiche su Gesù

Le principali fonti che trattano di Gesù come tutti ben sappiamo provengono dalla Bibbia, in particolare dai Vangeli canonici di Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Tuttavia, queste opere sono scritte da credenti e hanno una forte componente teologica, rendendo difficile separare i fatti storici dalla narrazione religiosa. Al di fuori dei testi biblici, alcune fonti antiche lo menzionano, ma la loro affidabilità è oggetto di dibattito. Senza girarci troppo intorno iniziamo con le analisi.

Flavio Giuseppe

L’opera Antichità giudaiche (o Antiquitates Judaicae) di Flavio Giuseppe, uno storico ebreo del I secolo, rappresenta una delle fonti principali per la ricostruzione della storia del popolo ebraico in epoca romana. Flavio Giuseppe (nato intorno al 37 d.C. e morto verso il 100 d.C.) fu testimone diretto di molti degli eventi descritti nelle sue opere, che vanno dalla creazione del mondo fino agli avvenimenti contemporanei al suo tempo. Uno dei passaggi più controversi di quest’opera è quello che menziona Gesù, conosciuto come il Testimonium Flavianum (TF), un breve brano che alcuni studiosi ritengono un’autentica testimonianza storica, mentre altri lo considerano un’interpolazione cristiana.

Il Testimonium Flavianum si trova nel Libro 18 delle Antichità giudaiche (18.3.3) ed è composto da circa 7-10 righe (a seconda delle edizioni) che descrivono la figura di Gesù. Il passaggio recita come segue, nelle traduzioni moderne:

“In quel tempo visse Gesù, un uomo saggio, se è lecito chiamarlo uomo. Era infatti un autore di fatti straordinari, un maestro di uomini che accettano la verità con gioia. Attirò a sé molti giudei e molti dei gentili. Era il Cristo. E quando Pilato, sotto l’accusa dei principali uomini fra noi, lo condannò alla croce, quelli che lo avevano amato non cessarono di farlo. Si dice infatti che egli sia apparso loro il terzo giorno, vivo, come i divini profeti avevano predetto riguardo a lui. E la tribù dei cristiani, che prende il nome da lui, non è ancora scomparsa.”

Interpretazioni e Dibattito Sull’Autenticità

Il Testimonium Flavianum è stato oggetto di un dibattito intenso tra gli studiosi sin dalla sua scoperta. La questione principale riguarda l’autenticità del passaggio: è veramente scritto da Flavio Giuseppe, oppure è una interpolazione inserita da copisti cristiani in un periodo successivo?

Molti studiosi ritengono che il Testimonium Flavianum sia stato alterato da copisti cristiani. La ragione di questa convinzione risiede principalmente nel linguaggio e nelle affermazioni che sembrano essere in contrasto con la posizione generalmente anti-cristiana di Flavio Giuseppe. In particolare, l’affermazione che Gesù fosse “il Cristo” (il Messia) appare altamente improbabile per un autore ebreo come Giuseppe, che avrebbe avuto un atteggiamento scettico nei confronti di qualsiasi messianismo che non fosse quello ebraico.

La frase “era il Cristo” è infatti sospetta per il suo chiaro riferimento alla cristologia cristiana. Inoltre, l’affermazione che Gesù “sia apparso loro il terzo giorno, vivo” è considerata una chiara allusione alla sua resurrezione, un concetto che Flavio Giuseppe, ebreo non cristiano, difficilmente avrebbe accettato o incluso nel suo racconto.

Alcuni ricercatori sostengono che un copista cristiano abbia alterato un testo originale di Giuseppe, aggiungendo passaggi che lo lodano come il Cristo e includendo dettagli relativi alla sua resurrezione. Questo tipo di intervento non sarebbe stato raro, considerando che il testo di Giuseppe veniva copiato e diffuso principalmente da monaci e scribi cristiani, che avrebbero potuto voler “rafforzare” la testimonianza storica di Gesù.

Altri studiosi, tuttavia, sostengono che il passaggio possa contenere un nucleo autentico, che testimonia l’esistenza storica di Gesù, ma che le affermazioni cristiane siano state aggiunte successivamente. La tesi è che Giuseppe, pur non essendo cristiano, avrebbe potuto riconoscere Gesù come una figura storica di notevole rilievo, anche senza aderire alla sua divinità. In questa visione, il brano sarebbe stato in origine una semplice menzione di Gesù come un uomo che aveva attratto seguaci e che era stato messo a morte sotto Pilato, ma che successivamente sarebbe stato manipolato per enfatizzare aspetti della cristologia.

È importante notare che ci sono due principali versioni del Testimonium Flavianum. Una versione, che si trova nei manoscritti più antichi, include il passaggio più favorevole a Gesù. Una seconda versione, contenente un testo più neutro, fu successivamente scoperta in alcune versioni del Testimonium, ed è considerata più vicina alla versione originale scritta da Giuseppe. La versione più neutra menziona Gesù come “un uomo che faceva cose straordinarie” e che fu messo a morte sotto Pilato, senza aggiungere elementi cristologici come la sua resurrezione.

L’importanza del Testimonium Flavianum, anche nella sua forma alterata, è che rappresenta una delle testimonianze storiche più antiche e concrete sull’esistenza di Gesù al di fuori delle fonti cristiane. Esso fornisce una conferma della sua esistenza come figura storica che ha avuto un impatto significativo sulla società ebraica del tempo. Sebbene non si tratti di una testimonianza cristiana diretta, il passaggio può essere visto come una conferma indiretta del fatto che Gesù fosse una figura centrale nelle discussioni religiose e politiche del I secolo, in particolare per quanto riguarda la sua esecuzione sotto il procuratore romano Ponzio Pilato. Ma non finisce qui infatti:

  1. Testimonianze Storiche: Il Testimonium Flavianum si aggiunge ad altre fonti storiche che menzionano Gesù, come gli scritti di Tacito, un altro storico romano, che nel suo Annales (15.44) fa riferimento alla persecuzione dei cristiani sotto l’imperatore Nerone e afferma che “Cristo, il fondatore del nome, fu messo a morte sotto il procuratore Ponzio Pilato”. Entrambe queste fonti, purtroppo, non offrono dettagli approfonditi sulla sua vita, ma sono significative nel confermare che Gesù fosse una figura storica reale, non solo un personaggio mitologico inventato dai cristiani successivi.
  2. L’Importanza della Testimonianza Esterna: La presenza di testimonianze esterne come quelle di Flavio Giuseppe, seppure controverse, è cruciale per gli storici che cercano di valutare la realtà storica. Poiché la maggior parte delle informazioni proviene dai Vangeli cristiani, che sono testi scritti da seguaci diretti o indiretti di Gesù, è importante cercare conferme di queste narrazioni attraverso fonti non cristiane, come quelle di Giuseppe, Tacito e altri autori contemporanei. Questo aiuta a rafforzare l’idea che Gesù non sia una figura mitica, ma una persona che ha avuto un impatto reale sul suo tempo.

Il Testimonium Flavianum rimane uno dei passaggi più discussi nella storiografia su Gesù. Sebbene la possibilità di un’interpolazione cristiana non possa essere esclusa, l’inclusione di un simile passaggio nelle Antichità giudaiche di Giuseppe offre comunque un’importante testimonianza indiretta che Gesù fosse una figura storica conosciuta anche fuori dal contesto cristiano. La sua esecuzione sotto Pilato e il fatto che avesse una “tribù” di seguaci che continuavano a credere in lui, sono dettagli che rendono questo passaggio significativo nel quadro più ampio della ricerca storica sulla vita di Gesù.

Nota: Tacito: Lo storico romano, nel Libro XV degli Annali, parla di “Cristo” come fondatore di una setta religiosa perseguitata sotto Nerone. Questo riferimento è spesso citato come prova indiretta della sua esistenza di Gesù. Inoltre (Plinio il Giovane): in una lettera all’imperatore Traiano, menziona i cristiani e il loro culto verso “Cristo”. Tuttavia, non fornisce informazioni dirette.

    Queste fonti, pur essendo utili, non rappresentano prove definitive e rimangono marginali rispetto ai testi cristiani stessi.

    Il “Gesù storico” e gli approcci moderni

    Gli studi moderni sulla figura di Gesù si dividono principalmente in due filoni:

    Il Gesù storico

    L’approccio storico, noto appunto come Gesù storico, è un campo di studio che si sforza di separare il Gesù della fede cristiana (come descritto nei Vangeli) dal Gesù come figura storica, basandosi su fonti storiche e analisi critiche dei testi antichi. La questione della “storicitá” di Gesù è uno degli argomenti più discussi e studiati dalla storiografia, con studiosi provenienti da diverse tradizioni che cercano di definire chi fosse realmente Gesù, cosa insegnò, e in che contesto operò. Alcuni studiosi ritengono che la figura di Gesù, pur essendo un personaggio storico, non debba essere identificata con la figura divina che il cristianesimo ha successivamente sviluppato. Questo approccio considera Gesù come un uomo del suo tempo, un predicatore ebreo, che ha agito all’interno delle tradizioni religiose e sociali del Giudaismo del Secondo Tempio.

    Il tentativo di ricostruire Gesù come una figura storica non si concentra sulla sua divinità o sugli aspetti soprannaturali attribuiti a lui nei Vangeli, ma cerca di comprendere la sua vita, le sue azioni e i suoi insegnamenti nel contesto sociale e religioso del Giudaismo del I secolo. Questo approccio implica l’analisi delle fonti antiche, tra cui i Vangeli, ma anche testi non cristiani, come quelli dello stesso Flavio Giuseppe e Tacito, nonché la considerazione del contesto politico, sociale e religioso in cui Gesù visse.

    L’importanza di Albert Schweitzer

    Un pioniere in questo campo fu il teologo e storico Albert Schweitzer, che nel suo famoso libro La ricerca del Gesù storico (1906) rivelò la complessità e le difficoltà intrinseche nel tentativo di ricostruire storicamente la figura di Gesù. Schweitzer esaminò le varie interpretazioni di Gesù che erano emerse durante la ricerca del XIX secolo, sostenendo che ogni generazione avesse interpretato Gesù attraverso il proprio contesto culturale. Secondo Schweitzer, Gesù non può essere compreso al di fuori della sua lotta messianica nel contesto del Giudaismo del Secondo Tempio, in particolare nell’ambito della sua aspettativa di un imminente Regno di Dio.

    Schweitzer sostenne che Gesù fosse un predicatore apocalittico che credeva che il Regno di Dio fosse imminente e che il mondo stesse per essere trasformato. La morte di Gesù sulla croce, quindi, era vista come il sacrificio necessario per l’instaurazione di questo regno. Il suo approccio mise in luce come le diverse interpretazioni di Gesù fossero legate alle speranze e alle aspettative culturali di ciascun periodo storico, ma anche come il Gesù storico fosse profondamente inserito in un contesto apocalittico e profetico che era comune in molti movimenti religiosi ebraici del suo tempo.

    E.P. Sanders e la Questione del Gesù Storico

    Un altro importante contributo alla comprensione del Gesù storico venne dal biblista E.P. Sanders, che nel suo libro Paolo e il cristianesimo primitivo (1977) e nelle sue successive opere sottolineò che Gesù era un predicatore ebreo radicale, profondamente radicato nel Giudaismo del Secondo Tempio. Sanders ha avuto un ruolo fondamentale nel chiarire che, per comprendere il Gesù storico, bisogna considerare il contesto culturale, religioso e politico in cui egli visse. Secondo Sanders, Gesù non va visto come un fondatore di una nuova religione, ma come una figura che agì all’interno delle tradizioni e dei conflitti religiosi del suo tempo, in un contesto di forte tensione tra i vari gruppi ebraici (Farisei, Sadducei, Esseni e Zeloti).

    Sanders ha sottolineato che la predicazione di Gesù era centrata sul Regno di Dio, ma che la sua concezione di questo Regno era probabilmente diversa da quella che i cristiani successivi avrebbero sviluppato. Gesù proclamava un Regno che avrebbe dovuto giungere attraverso la redenzione e la giustizia divina, ma senza necessariamente basarsi sull’idea di una monarchia messianica terrena, come molti ebrei del suo tempo speravano. Sanders ha anche messo in evidenza che Gesù era impegnato in un’opposizione alla corruzione religiosa e politica, e che la sua morte sulla croce non era tanto il risultato di una rivolta politica, ma piuttosto della sua sfida ai poteri religiosi e alle autorità dell’epoca.

    Gesù come Predicatore Ebreo Itinerante

    Un punto centrale per gli studiosi che cercano di ricostruire il Gesù storico è la consapevolezza che esso non era un filosofo greco o un fondatore di una religione universale, ma un predicatore itinerante, profondamente radicato nella tradizione ebraica. Si muoveva tra le città e le campagne della Galilea e della Giudea, predicando la venuta del Regno di Dio, ma anche riformando alcune pratiche e convinzioni religiose del suo tempo. Gli studiosi moderni concordano generalmente su alcuni tratti distintivi della sua predicazione:

    1. La Predicazione del Regno di Dio: Il cuore del suo messaggio era l’annuncio dell’imminente avvento del Regno di Dio, che avrebbe significato la restaurazione della giustizia, la fine della sofferenza e la vittoria di Dio sugli oppressori. Questo Regno era percepito da Gesù come una realtà spirituale che avrebbe avuto anche delle manifestazioni nel mondo visibile, ma non immediatamente.
    2. La Teologia del Perdono: Gesù predicava un messaggio di amore, misericordia e perdono. Non solo insegnava l’amore per il prossimo, ma sottolineava anche la necessità di perdonare i nemici e di mostrare compassione verso i peccatori, spesso sfidando le convenzioni religiose ebraiche dell’epoca. Questa visione, radicale e rivoluzionaria per il suo tempo, è stata una delle cause che lo portarono in conflitto con le autorità religiose.
    3. La Pratica della Guarigione e dei Miracoli: Gesù è stato anche noto per compiere guarigioni miracolose e per esorcizzare demoni, atti che venivano visti dai suoi seguaci come segni del potere divino che lo accompagnava. Tuttavia, alcuni storici considerano questi “miracoli” come possibili espressioni simboliche dei suoi insegnamenti o come testimonianze della sua capacità di attrarre un grande seguito.
    4. La Critica alle Istituzioni Religiose: Gesù criticò apertamente i farisei, i sadducei e gli altri gruppi religiosi del suo tempo, accusandoli di ipocrisia e di mettere in pratica una religione che era lontana dal vero spirito di Dio. Questo lo pose in conflitto con le autorità religiose e contribuì alla sua condanna a morte.

    Una delle questioni più complesse è quella della divinità di Gesù. Gli studiosi che adottano l’approccio storico non cercano di negare la dimensione religiosa di Gesù, ma cercano di comprendere come la divinità di Gesù sia emersa nei secoli successivi. La cristologia, ovvero la comprensione di Gesù come Dio, si sviluppò dopo la sua morte, specialmente a seguito delle esperienze di resurrezione riportate dai suoi discepoli. Per gli studiosi del Gesù storico, esso deve essere visto prima di tutto come un uomo del suo tempo, che viveva all’interno delle categorie religiose ebraiche e che proclamava la venuta del Regno di Dio.

    La sua divinità, come la concepiscono i cristiani, si sviluppò successivamente, a partire dalle esperienze di fede dei primi cristiani, che interpretarono gli eventi della sua vita e della sua morte in termini di una missione salvifica universale. Questa evoluzione non è immediatamente visibile nel Gesù storico, ma è il frutto di un lungo processo teologico che ha preso forma nei secoli successivi alla sua morte.

    Nota: La scuola del mito – Questo approccio, rappresentato da autori come Richard Carrier e Robert Price, sostiene che Gesù non sia mai esistito come persona storica, ma sia invece una figura mitologica, costruita su archetipi religiosi e narrazioni preesistenti. Secondo questa scuola, molte delle storie su di esso sarebbero adattamenti di miti pagani ebraici.

      Elementi che sollevano dubbi sull’esistenza di Gesù

      Gli studiosi che dubitano dell’esistenza storica di Gesù pongono l’accento su alcuni punti:

      1. Mancanza di documentazione contemporanea: Non esistono testimonianze dirette su Gesù risalenti al suo periodo di vita. Tutte le fonti scritte che lo menzionano sono successive alla sua presunta morte.
      2. Somiglianze con miti preesistenti: Molte narrazioni su Gesù (nascita da una vergine, miracoli, resurrezione) hanno parallelismi con figure mitologiche come Horus, Mitra e Dioniso.
      3. Assenza nei documenti di autori contemporanei: Storici e scrittori del tempo, come Filone di Alessandria, che avrebbero potuto menzionare un personaggio così influente, non lo fanno.
      4. Evoluzione delle narrazioni: I Vangeli stessi mostrano una progressione narrativa. Marco, il più antico, presenta un Gesù umano e sofferente, mentre Giovanni, il più tardo, lo ritrae come una figura divina preesistente.

      Interpretazioni alternative della sua figura

      Anche accettando l’esistenza storica, molti studiosi e ricercatori mettono in dubbio il ritratto tradizionale fornito dalla Chiesa:

      1. Gesù come rivoluzionario politico: Alcuni, come S.G.F. Brandon, lo vedono come un leader politico che cercò di liberare la Giudea dal dominio romano. Questa interpretazione si basa su alcuni passi evangelici che sembrano indicare un conflitto con le autorità.
      2. Gesù come mistico ebreo: Altri lo interpretano come un maestro spirituale ebreo, profondamente influenzato da correnti mistiche del Giudaismo.
      3. Gesù come figura sincretica: Secondo questa teoria, la figura di Gesù è una fusione di diverse tradizioni religiose ebraiche e pagane, che riflettevano le tensioni culturali del I secolo.

      La critica al racconto tradizionale del Vaticano

      La Chiesa cattolica ha costruito una teologia complessa attorno a Gesù, presentandolo come il Figlio di Dio e il salvatore dell’umanità. Tuttavia, molte di queste dottrine si sono sviluppate secoli dopo la sua presunta vita:

      1. Concilio di Nicea (325 d.C.): Fu qui che si stabilì ufficialmente la natura divina di Gesù, mettendo a tacere le opinioni che lo consideravano solo un profeta o un uomo.
      2. Evoluzione del dogma: Concetti come la Trinità e l’immacolata concezione si svilupparono gradualmente, spesso in risposta a eresie interne o pressioni politiche.
      3. Manipolazione dei testi: La canonizzazione dei Vangeli fu un processo selettivo, e molti testi apocrifi furono esclusi poiché offrivano visioni alternative su Gesù.

      Conclusioni

      La figura di Gesù rimane avvolta nel mistero. Mentre alcuni storici accettano la sua esistenza come un dato di fatto, altri sottolineano l’assenza di prove dirette e le numerose contraddizioni nei racconti tradizionali. L’immagine di Gesù, che si tratti di un profeta, un rivoluzionario o un mito, continua a ispirare dibattiti accesi e ricerche approfondite.

      La questione dell’esistenza di Gesù non è solo una curiosità storica, ma ha implicazioni profonde per la teologia, la filosofia e la cultura occidentale. La risposta definitiva potrebbe non essere mai raggiunta, ma è proprio questa incertezza a rendere la figura di Gesù tanto affascinante e significativa.

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