Psicologia della Paura

psicologia della paura
Psicologia della Paura – immagine generata tramite IA

Cosa fa più paura un mostro o una bambina?

Leggendo il titolo sicuramente ti sarai chiesto: “ma che domanda è questa?”

E’ normale che detta così la risposta più logica sarebbe quella di pensare che un mostro fa sicuramente più paura di un innocente bambina. E’ proprio a questo punto che entra in gioco la psicologia della paura con tutte le sue variabili.

Immagina una notte fredda e buia. Ti sei perso in un bosco isolato, avvolto da un silenzio innaturale che sembra gravare sulle tue spalle. I tuoi passi scricchiolano sulle foglie secche, e ogni ombra proiettata dalla luna sembra nascondere una minaccia, aggiungiamo anche che quel bosco sia ricco di leggende dove si narra che accadano fatti strani, misteriosi e macabri. A un tratto, mentre cammini nel bosco per ritrovare la via, dall’oscurità, emerge qualcosa. Ti aspetti un mostro, magari una creatura deformata e terrificante, una qualche entità orrida che incarna i peggiori incubi dell’umanità. Ma invece, vedi una bambina. Indossa un vestitino bianco, ha lunghi capelli che le incorniciano il volto pallido, ti guarda con occhi vuoti e ti sorride. Con voce dolce, quasi cantilenante, ti invita: “Vieni a giocare con me.”

A questo punto il cuore ti si ferma per un istante e un brivido ti corre lungo la schiena, non sei solo. Per molte persone, questa scena sarebbe infinitamente più inquietante di qualsiasi mostro. Ma perché? Quali meccanismi psicologici e culturali trasformano un’immagine apparentemente innocua in qualcosa di profondamente terrificante? Analizziamo questo fenomeno attraverso una lente narrativa, scientifica e psicologica.

La Narrazione del Bosco Oscuro

Facendo proprio riferimento alla psicologia della paura, partiamo con il dire che il bosco è sempre stato un luogo carico di simbolismo. Nella tradizione occidentale, esso rappresenta l’ignoto, un luogo al di fuori delle regole della civiltà. Nelle fiabe, è spesso lo scenario di pericoli e trasformazioni: Cappuccetto Rosso incontra il lupo, Hansel e Gretel si imbattono nella strega. Questo ambiente amplifica la nostra vulnerabilità, poiché è percepito come un territorio estraneo e ostile.

Aggiungiamo ora alla scena la figura della bambina. La sua presenza è un elemento inequivocabilmente dirompente. Nel contesto buio e ostile del bosco, ci si aspetterebbe una minaccia più concreta, come un animale selvatico o un aggressore. La bambina contraddice questa aspettativa, introducendo un elemento di surreale dissonanza psicologica.

L’Uncanny Valley e il Perturbante

Uno dei principali fattori che rendono inquietante la figura della bambina è il concetto di “perturbante” (“Das Unheimliche”), esplorato da Sigmund Freud. Il perturbante è qualcosa di familiare che si trasforma in estraneo, creando un senso di disagio profondo. Una bambina è, per definizione, un simbolo di innocenza e vulnerabilità. Ma in questo contesto, il suo comportamento è anomalo: è fuori posto, non si comporta come ci aspettiamo. Un sorriso dolce in un ambiente minaccioso diventa inquietante, poiché il nostro cervello non riesce a conciliare l’apparente innocenza con il contesto spaventoso.

Un fenomeno correlato è quello dell’“Uncanny Valley”, una teoria originariamente sviluppata nell’ambito della robotica. Secondo questa teoria, più un oggetto o un essere somiglia a un essere umano, ma senza esserlo perfettamente, più ci provoca repulsione. Una bambina con caratteristiche leggermente fuori norma – occhi vuoti, sorriso troppo fisso, comportamento innaturale – innesca questa reazione.

La Disconnessione tra Aspettativa e Realtà

L’essere umano è biologicamente programmato per riconoscere segnali di pericolo. Quando ci troviamo di fronte a qualcosa di sconosciuto o imprevedibile, il nostro cervello entra in uno stato di allerta. Tuttavia, ciò che è ambiguo – come la bambina nel bosco – genera una paura ancora più profonda, perché non sappiamo come interpretarlo.

Un mostro è chiaramente identificabile come una minaccia. La sua forma spaventosa è immediatamente riconoscibile e il nostro cervello sa come reagire: combattere o fuggire. Ma una bambina che sorride e parla in modo gentile è un’ambiguità. La mente si trova in conflitto: “È una bambina, quindi non può essere pericolosa. Ma perché è qui? Perché si comporta così?” Questo contrasto alimenta il terrore, poiché non sappiamo come affrontarlo.

La realtà inequivocabile è solo una, chiunque di notte in un bosco o magari in un antico cimitero abbandonato, si vedrebbe spuntare una bambina che ti sorride e ti invita a giocare con lei, rimarrebbe paralizzato e congelato da una forma di paura psicologica senza precedenti.

L’Impatto Culturale e Mediatico

Probabilmente le rappresentazioni culturali e mediatiche hanno amplificato questa paura. Film e racconti horror spesso utilizzano bambine spettrali come simboli di terrore. Pensiamo a personaggi come Samara in The Ring o le gemelle di Shining. Questi archetipi giocano sulla dissonanza tra l’innocenza infantile e la minaccia nascosta, radicando nella nostra psiche l’idea che una bambina in un contesto inappropriato sia intrinsecamente più spaventosa di un qualsiasi vampiro o licantropo di turno.

Quando incontriamo qualcosa di spaventoso, il nostro corpo attiva una risposta di “lotta o fuga”. Il cuore accelera, i muscoli si tendono, e il cervello si concentra sull’elaborazione del pericolo. Ma di fronte a una bambina spettrale, questa risposta diventa confusa. L’apparente innocenza contrasta con il contesto inquietante, generando una sensazione di disagio e impotenza. Questo stato di confusione psicologica è estremamente stressante, amplificando il nostro terrore.

Conclusione: Perché la Bambina Vince sul Mostro secondo la Psicologia della Paura

In sintesi, il motivo per cui molte persone trovano più spaventosa una bambina che sorride in un bosco rispetto a un mostro è legato a diversi fattori:

  1. Dissonanza Cognitiva: La bambina contraddice le nostre aspettative, creando un conflitto mentale.
  2. Perturbante e Uncanny Valley: La sua presenza familiare ma fuori contesto innesca una reazione di disagio profondo.
  3. Impatto Culturale: Film e storie horror hanno reso questa immagine un simbolo di terrore.
  4. Ambiguità della Minaccia: Non sappiamo come reagire a qualcosa di ambiguo e fuori norma, il che aumenta la paura.

La prossima volta che ti troverai a immaginare una scena simile, ricorda che il terrore più profondo spesso non viene da ciò che è palesemente spaventoso, ma da ciò che sfida la nostra comprensione della realtà. E in un bosco oscuro, un sorriso apparentemente innocente può essere più inquietante di qualsiasi ruggito mostruoso.

Nota: Logicamente tutto quello che è stato spiegato in questo articolo, è solo una piccola parte delle tematiche che riguardano la Psicologia della paura, che è molto più vasta di quanto si possa immaginare.

web site: BorderlineZ

Altri articoli di BorderlineZ
Le droghe più pericolose al mondo

Qualsiasi droga o farmaco utilizzato come tale, che crea uno squilibrio chimico nel corpo di una persona o causa effetti Read more

Le Masse secondo Gustave Le Bon

Le masse sono un'entità misteriosa, un torrente impetuoso che scorre nelle vene della storia, capace di costruire e distruggere con Read more

Lettera a un amico buonista

  citazione di Papa Francesco di A. C. dal Giornale d'Italia. Caro Amico buonista Spesso ti Read more

Il trucco fa miracoli
Renzi e il trucco

Resta di stucco è un barba trucco! Se siete tristi, se avete un problema d’amore, truccatevi, mettetevi il rossetto rosso Read more

0 0 voti
Vota l'articolo
Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Oldest
Newest Most Voted
Feedback in linea
Visualizza tutti i commenti
BorderlineZ
0
Commenta l'articolox