Hag riding: quando la “strega” cavalca il dormiente

Hag riding
Hag riding la strega che cavalca il dormiente-immagine generata da IA

Con l’espressione inglese hag riding – letteralmente “la strega che cavalca” – si indica un’esperienza notturna tanto antica quanto universale: il dormiente si sveglia, si sente cosciente, ma scopre di non riuscire a muoversi, avverte un peso schiacciante sul torace, fatica a respirare e percepisce una presenza malevola nella stanza, spesso sotto forma di vecchia strega, demone, spirito o animale. L’episodio dura da pochi secondi a qualche minuto, e termina di colpo con il ritorno del movimento.

Nel linguaggio della medicina del sonno questo quadro si chiama “paralisi nel sonno” (sleep paralysis, SP). Nel linguaggio dei popoli, dall’Europa all’Asia, dall’Africa alle Americhe ha ricevuto decine di nomi: Old Hag a Terranova, Mara/Nachtmahr nell’area germanica, ephialtēs nella Grecia antica, kanashibari in Giappone, batibat o bangungot nelle Filippine, phi am in Thailandia, ma đè in Vietnam, dab tsog tra gli Hmong, Pisadeira in Brasile. In Italia ricompare come Pantafica (o Pandafeche) in Abruzzo, e come S’Ammuttadori in Sardegna. Ogni tradizione riconosce la stessa scena, ma la “traduce” con i propri simboli e le proprie difese rituali.

Questo saggio esamina il fenomeno nella sua doppia natura: da un lato, l’inquadramento neurofisiologico rigoroso; dall’altro, il corpus di credenze che lo interpreta come aggressione, maleficio o “invasione onirica” talora inviata da una persona invidiosa o ostile. L’obiettivo è offrire un quadro completo, capace di rispettare la ricchezza del patrimonio folklorico senza rinunciare alle migliori conoscenze scientifiche disponibili.

Che cos’è la hag riding in termini clinici?

La paralisi del sonno si verifica in una finestra liminale fra sonno e veglia, di solito in addormentamento (ipnagogica) o al risveglio (ipnopompica). Fisiologicamente, durante la fase REM il cervello “disattiva” quasi tutta la muscolatura volontaria per evitare che i sogni vengano agiti. Questo blocco motorio (atonìa REM) è orchestrato da circuiti del tronco encefalico (area pontina) che inibiscono i motoneuroni spinali tramite neurotrasmettitori inibitori (GABA, glicina).

Quando la coscienza si riaccende prima che l’atonìa scompaia, il soggetto “si sveglia dentro un corpo ancora bloccato”: è la paralisi del sonno. L’ipossia non è la regola, ma la sensazione di costrizione toracica e l’ansia fanno percepire il respiro come corto; questo, insieme alla naturale tendenza della mente a “dare un volto” all’ignoto, alimenta allucinazioni vivide (visive, uditive, tattili) e una presenza sentita come “intrusiva”.

In letteratura questo trittico di esperienze è spesso categorizzato come: Intruder (presenza), Incubus (pressione toracica e senso di soffocamento), Vestibolo-motorio (sensazioni di fluttuare, uscire dal corpo).

Quanto è comune? Le stime migliori derivano da una revisione sistematica condotta su oltre 36.000 persone: almeno un episodio di paralisi del sonno è riportato dal 7,6% della popolazione generale, dal 28,3% degli studenti e dal 31,9% dei pazienti psichiatrici, con tassi più elevati in chi soffre di disturbi d’ansia o attacchi di panico.

Fattori predisponenti osservati: posizione supina, deprivazione di sonno, irregolarità dei ritmi, stress acuto, jet lag, consumo di alcol o sostanze, e – in minoranza – narcolessia (dove la SP può comparire con frequenza). Le persone con un forte bagaglio di credenze sulla natura maligna del fenomeno sembrano sperimentare episodi più intensi e, talvolta, più prolungati: un effetto “circolo vizioso” fra paura e percezione.

Hag Riding e mappa comparata dei nomi

La “Vecchia” che siede sul petto (Europa nord-atlantica)

Nell’inglese regionale di Terranova, Old Hag indica sia l’entità sia l’episodio. La strega siede sul torace, “cavalca” il dormiente e lo schiaccia: una resa figurata dell’Incubus. L’iconografia celebre è The Nightmare (1781) di Henry Fuseli: donna addormentata con un demone sul busto e un cavallo tenebroso che sporge dalla tenda, immagine spesso reinterpretata come allegoria.

La Mara e il “nightmare” (area germanica e scandinava)

La parola inglese nightmare non rimanda al “cavallo” (mare), ma alla Mara, creatura notturna che opprime i dormienti. Nelle lingue germaniche il termine indica tanto l’essere quanto l’oppressione del sonno (Nachtmahr, mare). Il significato è talmente radicato da aver dato il nome al cattivo sogno in molte lingue moderne.

Ephialtēs, Incubus, Succubus (Grecia e Roma)

Nella Grecia antica l’episodio era chiamato ephialtēs, “colui che salta addosso”. Nel mondo romano e poi medievale, la teologia popolare converte l’esperienza in visite di Incubi (maschili) e Succubi (femminili), spesso connotate eroticamente. In alcune genealogie mitiche, queste figure si fanno discendere da Lilith e dai demoni sumerici-lilitici (Lilitu), enfatizzando la dimensione di vampirismo sessuale e di fecondità demoniaca.

Potrebbe interessarti anche il seguente articolo:

Italia: Pantafica/Pandafeche e S’Ammuttadori

In Abruzzo la personificazione dell’incubo è la Pantafica (o Pandafeche), spesso una vecchia strega o – variante tipica – un grande gatto nero che si siede sul petto del dormiente e gli “ruba il fiato”. Ricca la costellazione di rimedi tradizionali: poggiare una scopa alla porta della camera per “costringere” l’entità a contarne le setole, spargere sabbia o lenticchie accanto al letto per lo stesso motivo, evitare la posizione supina, tenere ferri o coltelli sotto il cuscino come apotropaion. Studi etnopsicologici contemporanei hanno documentato queste credenze e la loro associazione con episodi di SP in campioni abruzzesi.

In Sardegna è celebre S’Ammuttadori (o Ammuntadore/Ammuttadore), l’oppressore che “ammutta” (spinge) sul torace. Anche qui compaiono difese specifiche: talvolta un cappello al rovescio, una scopa, preghiere e gesti apotropaici legati alla tradizione locale.

Asia orientale e sud-est asiatico

In Giappone kanashibari è l’immobilità forzata: immagine di legature magiche che serrano il corpo. In Cina l’espressione comune è “il fantasma che preme sul letto” (鬼压床). Molti Paesi del Sud-Est asiatico hanno la propria versione: in Thailandia phi am, in Vietnam ma đè. Tra i Hmong di Laos e diaspora statunitense, la figura è il dab tsog: un’entità notturna che siede sul petto e toglie il respiro. La rilevanza culturale è drammatica perché fra gli Hmong negli anni ’70–’80 fu osservato un tasso inusuale di morti notturne improvvise (SUNDS); studi successivi segnalarono un’alta prevalenza di SP e credenze sul dab tsog nella comunità, mostrando quanto intensamente il contesto culturale possa modulare non solo l’esperienza ma anche gli esiti psicobiologici dello stress.

Filippine: Batibat e Bangungot

Nel folclore filippino l’oppressione notturna è attribuita alla batibat, spirito femminile corpulento e vendicativo, o al bangungot, termine che nel linguaggio comune è diventato sinonimo di “morte nel sonno” e viene a volte intrecciato al SUNDS. Le narrazioni descrivono il peso sul petto e la sensazione di soffocamento, riconoscendo nella postura supina e in certe trasgressioni rituali (come abbattere un albero dimora dello spirito) fattori provocatori.

Brasile: Pisadeira

La Pisadeira è un’arzilla vecchia dai piedi ossuti che cammina o “pesta” sul torace dei dormienti, soprattutto se hanno mangiato troppo e si addormentano supini. Anche qui l’immagine narrativa serve a “insegnare” posture e abitudini che, empiricamente, riducono gli episodi. (Si tratta di un parallelo antropologico coerente con la SP, pur se la fonte primaria qui è la tradizione orale e la saggistica popolare; la logica igienica – niente pasti pesanti, evitare la supinazione – si allinea con i consigli clinici moderni.)

“Invasione onirica” e invio malevolo: come le culture interpretano la hag riding

Al di là del timbro demonologico, molte tradizioni leggono l’episodio come aggressione diretta: qualcuno, mosso da invidia o risentimento, invia la “strega”, un morto inquieto, un animale-spia o un incubo a tormentare la vittima. In Europa questo schema si è saldato per secoli con l’idea del maleficium: la strega (o il mago) compie un atto che supera la mera fascinazione del malocchio e produce un fenomeno tattile-respiratorio concreto. Nella terminologia anglosassone “to be hag-ridden” indicava tanto il subire incubi quanto l’essere oppresso da una persona perfida o da problemi; la doppia valenza mostra come l’immagine della “cavalcata” fosse già una metafora di potere e sottomissione.

Meccanismo simbolico: l’episodio arriva “da fuori” e “da qualcuno”. L’invasione è intenzionale e messa in atto tramite sogno. Il dormiente non sogna semplicemente: viene sognato da un altro, o, secondo altre letture, viene cavalcato come un oggetto. Il risultato è un vissuto di violazione profonda: non soltanto la perdita del controllo motorio, ma la percezione di un “confine psichico” infranto.

Analoghi interculturali:

  • Negli Hmong, il dab tsog può essere associato ad azioni ostili di sciamani o spiriti offesi; la paura cronica di tali attacchi è stata ipotizzata come fattore di stress con possibili conseguenze cardiache in soggetti predisposti (modello biopsicosociale della SUNDS).
  • In Abruzzo, le testimonianze raccolte mostrano come la Pandafeche sia percepita da alcuni come agente autonomo e da altri come “mandato” (per gelosia o rancore), con pratiche di difesa apotropaica puntuali: scopa, sabbia, posture del sonno.
  • Nel Mediterraneo più ampio, il confine fra “incubo” e “fattura” è molto sottile: cambiano i nomi dei responsabili (strega, jinn, defunto inquieto), ma resta l’idea che l’oppressione notturna sia un atto di volontà altrui.

Perché l’ipotesi dell’invio è psicologicamente potente

  1. Esternalizza il controllo: spiega un evento intenso e terrifico attribuendolo a un agente. Questo riduce l’incertezza, ma può amplificare il senso d’impotenza (“se qualcuno mi colpisce, potrà rifarlo”).
  2. Conferma credenze preesistenti: chi ha già una cosmologia di malocchio e fatture ha una “teoria pronta” con strumenti pratici di difesa (amuleto, sale, ferro, preghiere, rovesciamenti rituali).
  3. Elabora relazioni sociali: in contesti comunitari l’episodio può “parlare” di tensioni, invidie, conflitti: la strega è spesso una figura marginale o “sospetta” su cui proiettare ansie collettive.

Dalla caccia alle streghe ai tribunali

Nell’Europa moderna molte confessioni di “essere cavalcate” o “di cavalcare” compaiono nei processi per stregoneria: la prova “spettrografica” (spectral evidence) era la testimonianza che l’accusato appariva in sogno a opprimere qualcuno. Anche se oggi sappiamo che questi racconti possono benissimo descrivere SP, per la giustizia del tempo costituivano indizi di reato. Il parallelo con l’odierna hag riding è filologicamente diretto.

Cosa dice la ricerca: i dati italiani e il ruolo del “frame” culturale

Uno dei prototipi etnografici più chiari in Italia è la già citata Pandafeche. In studi condotti in Abruzzo si è rilevato che una quota non trascurabile di persone che sperimentano paralisi del sonno vede o sente la Pandafeche durante l’episodio, mentre altri interpretano retrospettivamente la SP come “attacco” della creatura. Emergono rimedi popolari come mettere una scopa alla porta, spargere sabbia o evitare di dormire supini. Queste strategie coincidono peraltro con raccomandazioni cliniche (evitare la posizione supina e i pasti pesanti), mostrando come il folklore incorpori spesso osservazioni pragmatiche travestite da rituale.

Un risultato ricorrente negli studi sulla SP è che le credenze culturali modellano la forma delle allucinazioni e l’intensità della paura. L’esperienza di base – atonìa + coscienza + sensazioni interocettive anomale – è neurofisiologicamente condivisa; ciò che cambia è il vocabolario del terrore: dove si teme la strega, comparirà una vecchia; dove si teme lo spirito del defunto, comparirà un fantasma; dove il “male” prende forma felina, ecco il grosso gatto nero. Anche i copioni di difesa (scopa, sale, ferro) possono ridurre l’ansia anticipatoria, e questo – per via psicofisiologica – diminuire la frequenza degli episodi.

“Hag riding” e contatto maligno: tra parapsicologia e antropologia

La domanda cruciale è se esistano evidenze di “invasione onirica inviata” da terzi. La scienza, per metodo, richiede meccanismi verificabili e replicabilità, requisiti che i racconti aneddotici non soddisfano. Eppure:

  • Antropologia della stregoneria: in molte società, riti specifici intendono entrare nei sogni altrui – per sedurre, spaventare, vendicare. L’atto magico può includere poppet (bambole o supporti), formule, immagini speculari, oggetti della vittima. Dal punto di vista antropologico non si indaga la “verità fisica” del rimenare, ma la funzione sociale e psicologica.
  • Parapsicologia: esiste una letteratura controversa su esperimenti di “influenza a distanza” e “sogno telepatico”. Le meta-analisi non offrono un consenso robusto; i risultati positivi, quando riportati, non superano i problemi metodologici.
  • Psicodinamica e trauma: un sottoinsieme di SP ricorrenti si associa a vissuti traumatici. La figura opprimente può rappresentare colpa, minaccia, abusi subiti. Qui l’“invasore” è un introietto psichico: non una persona esterna, ma l’ombra interna di un’esperienza.

In sintesi: non ci sono prove scientifiche che una persona possa “inviare” a distanza un episodio di paralisi del sonno. Tuttavia, in soggetti vulnerabili, suggerimenti, paura e contesto possono indurre aspettative così forti da influenzare contenuto e frequenza degli episodi (effetto nocebo e condizionamento). La credenza nell’invio, se radicata in una comunità, può quindi diventare un fattore di rischio psicologico autonormativo: più si teme la strega “mandata”, più è probabile ri-sperimentare SP con quella forma.

Diagnosi differenziale: come distinguere la SP da altre esperienze

  1. Tempistica: la SP si colloca all’addormentamento o al risveglio; il soggetto è cosciente dell’ambiente reale, non “immerso” in un sogno che solo dopo riconosce come tale.
  2. Atonìa: impossibilità di muovere il corpo (a parte qualche micro-movimento di occhi e dita) nonostante un forte desiderio di farlo.
  3. Allucinazioni coerenti con lo stato: presenze ai margini del campo visivo, figure che si avvicinano al letto, suoni ronzanti o passi; pressione toracica; sensazione di levitazione o “estrazione” dal corpo.
  4. Terminazione brusca: l’episodio si spezza tutto insieme, spesso con capacità di muovere un dito, un piede o la lingua, o con un sussulto.
  5. Fattori predisponenti: supino, stanchezza, irregolarità del ritmo, stress.

Altre condizioni da considerare: apnea ostruttiva del sonno (micro-risvegli con soffocamento ma senza atonìa cosciente), disturbi d’ansia/panico notturno (risveglio con tachicardia e senso di morte imminente ma mobilità conservata), allucinazioni ipnagogiche senza paralisi, epilessia notturna (episodi brevi con movimenti automatici), narcolessia (SP frequente associata a cataplessia diurna).

Le difese rituali: dal sale alla scopa, perché “funzionano” (anche quando non crediamo alla magia)

Nella tradizione abruzzese legata alla Pandafeche, due rimedi sono particolarmente noti: scopa accostata alla porta e sabbia o chicchi vicino al letto. In molte culture gli spiriti sono “costretti a contare” le setole o i granelli prima di nuocere; l’episodio si interrompe mentre l’entità è impegnata. È una metafora, certo: ma come agisce psicologicamente?

  1. Rito come ancora cognitiva: compiere un gesto concreto prima di dormire crea un’aspettativa di protezione e riduce l’ansia pre-sonno, fattore di rischio della SP.
  2. Postura mentale: chi confida nel rito verosimilmente interpreta in modo meno catastrofico i segnali prodromici (ronzii, vibrazioni, impressione di “intrusione”), tagliando la spirale panico → ipervigilanza → “presenza” minacciosa.
  3. Abitudine comportamentale: alcuni rimedi popolari includono non dormire supini – esattamente la raccomandazione clinica – travestita da norma tradizionale.

Ciò che “funziona” non è la magia in sé, ma l’effetto antipanico e l’aderenza a buone pratiche del sonno. Questa lettura non svaluta il valore culturale del rito: al contrario, ne spiega l’efficacia come tecnologia simbolica di autoregolazione.

“Strega” e sessualità: un nodo antico

Molte narrazioni di hag riding includono componenti erotiche o invasive: carezze forzate, sensazioni genitali, o – lato maschile – incubi che “rubano seme” (Succubi) e, lato femminile, Incubi che “giacciono” con la donna addormentata. In ambito clinico, queste componenti possono comparire come allucinazioni tattili in SP, talvolta accompagnate da sogni erotici intrusivi. Storicamente queste storie hanno alimentato fantasie colpevolizzanti e processi alle streghe. Oggi è essenziale una lettura non moralistica e non colpevolizzante: sono prodotti di stati ibridi del cervello, dove reti emozionali e motorie si disallineano.

Conclusione su Hag Riding: tenere insieme due verità

La hag riding è uno di quei fenomeni-lente che permettono di vedere, contemporaneamente, come funziona un cervello addormentato che si sveglia “a metà” e come una cultura costruisce senso attorno all’ignoto. Clinicamente è una paralisi transitoria collegata alla REM; culturalmente è un’oppressione notturna spesso incarnata da una strega, un gatto, un fantasma. L’ipotesi dell’“invasione onirica inviata” da un invidioso appartiene a una lunga storia di interpretazioni e, sul piano soggettivo, coglie benissimo il vissuto di violazione. Ma sul piano causale non trova conferma: nessuna evidenza dimostra che si possa “spedire” a distanza una SP. Quello che si può spedire – con parole, minacce, contesti oppressivi – è paura; e la paura, nel sonno, ha molto potere.

Per chi vive questi episodi, la via maestra è integrare: usare gli strumenti della scienza del sonno per ridurre la vulnerabilità, e – se si appartiene a una tradizione – appoggiarsi ai simboli protettivi che calmano la mente. Così l’antica strega cavalcatrice perde il suo dominio: il dormiente torna cavaliere del proprio sonno, vigile ma non spaventato, aperto alla conoscenza senza rinunciare al rispetto per i racconti che hanno accompagnato le notti dei nostri antenati.


Riferimenti essenziali citati

  • Sintesi enciclopedica su night hag, con rimandi a Fuseli e alle varianti culturali. Wikipedia
  • Revisione sistematica sulle prevalenze della paralisi del sonno (Sharpless & Barber, 2011) e sue sintesi. PubMedPMCScienceDirect
  • Rassegna sul rapporto fra SP e folklore, con casi Hmong e genealogie da Lilith/Incubus-Succubus. PMC
  • Studi sul caso italiano Pandafeche/Pantafica e pratiche popolari (scopa, sabbia, postura). PubMedResearchGate
  • Voci e saggi divulgativi che documentano Old Hag a Terranova e S’Ammuttadori in Sardegna. SleepopolisStrictly Sardinia
  • Voci e articoli sul batibat/bangungot e SUNDS nel contesto filippino/sud-est asiatico. WikipediaSleepopolis

web site: BorderlineZ

Altri articoli di BorderlineZ
La leggenda di Bloody Mary

Tutto inizia  tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, in una piccola cittadina americana. A quel tempo la Read more

Dictionnaire Infernal

Il "Dictionnaire Infernal" è un'opera significativa nell'ambito dell'occultismo e della demonologia. Scritto dall'occultista francese Jacques Auguste Simon Collin de Plancy, Read more

Il Nome Universale dell’Anima: Un Codice Spirituale tra le Vite

Nel corso della storia, molte tradizioni spirituali ed esoteriche hanno sostenuto l’esistenza di un nome universale, un’identità segreta che ogni Read more

Bilocazione: Tra Mito, Fede e Mistero

La bilocazione è un fenomeno che affascina e intriga da secoli, rimanendo sospeso tra mito, fede e mistero. Si tratta Read more

Non hai trovato quello che cercavi? Utilizza il nostro motore di ricerca basato su Google.
0 0 voti
Vota l'articolo
Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Oldest
Newest Most Voted
Feedback in linea
Visualizza tutti i commenti
BorderlineZ
0
Commenta l'articolox